L’INCHIESTA SUL POETTO
di Maddalena Brunetti redazione@ sardegnaquotidiano. it nIl giorno prima della chiamata alle urne per le amministrative del 2011, un sabato, l’allora sindaco Emilio Floris firmò un’ordinanza con la quale sospendeva i lavori di demolizione dei chioschi del Poetto. Per quel provvedimento, l’ex primo cittadino (difeso dall’avvocato Rita Dedola) è indagato per abuso d’ufficio e falso. Stesse accuse anche per l’ex direttore generale del Comune Pietro Cadau (difeso dall’avvocato Michele Schirò), che coordinò le conferenze dei servizi e il percorso chiusosi con il documento, finito poi nel fascicolo aperto dal procuratore aggiunto Gaetano Porcu.
I SOSPETTI SULL’ORDINANZA Sin da subito - per tempistica e presupposti - l’ordinanza destò non pochi sospetti anche perché il futuro dei baretti lungo la spiaggia rivestiva un ruolo importante nello scacchiere del consenso elettorale. Ma per capire il nodo che si venne a creare, è necessario fare un passo indietro: negli anni, tutti i chioschi si sono allargati senza permessi per costruire né autorizzazioni paesaggistiche. Per quegli abusi edilizi venne aperta un’i n c h i esta finita con i 20 gestori rinviati a giudizio (il processo, ancora in corso, si è aperto da poco). Per sanare la situazione, venne firmato un ordine di demolizione datato 5 novembre 2009, che doveva essere eseguito dal Comune. Tra lungaggini burocratiche e i rinvii nella speranza di avere un Pul, piano di utilizzo del litorale, la situazione si trascinò sino alle soglie della stagione turistica 2011, oltre che delle amministrative. E il futuro delle strutture sulla spiaggia divenne un inevitabile elemento della campagna elettorale oltre che oggetto di grande preoccupazione degli operatori commerciali. Una patata bollente. Venne organizzata una conferenza dei servizi, presieduta da Cadau, durante la quale le diverse parti in causa e gli enti coinvolti fecero il punto della situazione. Valutazioni dalle quali vennero tratti i presupposti per l’ordinanza firmata il 14 maggio 2011. Il sospetto però, è che quanto detto in Conferenza dei servizi, venne riportato in modo volutamente impreciso per dare forza e consistenza al documento. Da qui l’i n c h i esta, chiusa di recente con la notifica ai due indagati eccellenti.
« L’ALLARME SOCIALE» L’ordinanza disegnava uno scenario allarmante: dopo aver stimato in 90 giorni lavorativi il tempo necessario per la demolizione e la successiva ricostruzione, sottolineava «un allarme sociale» che si sarebbe sollevato all’apertura dei diversi cantieri in una zona «sovraffollata da decine di migliaia di bagnanti». Il documento evidenziava poi che «l’avvio dei cantieri aumenterebbe i problemi connessi a viabilità e parcheggi, sia per la riduzione dei parcheggi sia per la movimentazione dei mezzi per la demolizione e ricostruzione dei chioschi, con intralcio alla viabilità e penalizzazione dei residenti». Infine si faceva anche cenno ai rischi per «la sicurezza dei bagnanti a causa dei residui della lavorazione», come chiodi, calcestruzzo, legno e da qui il conseguente «disagio e pericolo per i residenti e i fruitori, uno scadimento della qualità urbana e intralcio alla pubblica viabilità».
PROCURA L’ex sindaco firmò l’ordinanza che sospendeva le demolizioni. Sotto accusa
LE GRANE I DOCUMENTI FINISCONO IN PROCURA
Nemmeno una grana in dieci anni di governo della città. Per Emilio Floris i guai giudiziari sono arrivati per due ordinanze firmate negli ultimissimi giorni di consiliatira: questa del Poetto (abuso d’ufficio e falso ideologico) e l’altra che dava il via libera allo zoo in casa Mazzella.
IL DIRETTORE SEDEVA ALLE RIUNIONI DECISIVE
Anche l’ex direttore generale del Comune (poi passato alla presidenza di Abbanoa) aveva superato senza problemi anche le denunce presentate dall’allora segretario generale contro il suo operato. Poi è arrivata la grana della demolizione dei chioschi, che ha portato il suo nome nel registro degli indagati.