La città vista dagli stranieri
Francesco Abate
C'è un collettore (la rete degli InfoPoint) al Comune che riceve le lettere, cartacee ed elettroniche, di chi è giunto a Cagliari per lungo diletto o rapida toccata. Dentro quelle righe, scritte per lo più da viaggiatori del nord Europa, c'è lo sguardo straniero sulla nostra comunità, il modo di gestirci, accogliere chi non è di casa nostra e offrire servizi. E se i pareri entusiasti si sprecano sulla bellezza dei luoghi, l'affabilità degli abitanti, se si dividono (a seconda delle esperienze) sulla qualità del servizio ricevuto, sulla pulizia di strade e piazze, sul loro decoro prendiamo sonori ceffoni.
Puliti noi. Sporchi i nostri spazi comuni. È un letamaio la zona dei giardini a gradoni sopra l'anfiteatro romano. Il più avvilito è lo spazzino che ogni mattina recupera bottiglie, lattine, cartacce e l'indomani ripete esausto l'operazione perché la notte si è nuovamente banchettato, ignorando i cestini. Stessa solfa per quello a cui tocca pulire piazza del Carmine o i giardinetti a pochi passi dal Cavalluccio Marino dove oltre a “dimenticarsi” vaschette con resti di patatine qualcuno all'inizio dell'estate ha ben pensato di rubare anche i meccanismi che governano il pannello solare che comanda gli zampilli della fontana ristrutturata. È un tappeto di sigarette la ghiaia che costeggia il fiumiciattolo del Parco della Musica. È un disastro la prima fermata del Poetto, nonostante i numerosi cestini, per la gioia dei gabbiani. E nonostante esista un buon servizio di ritiro di rifiuti ingombranti non c'è via dove al fianco dei cassonetti non vengano abbandonati gabinetti, materassi o tv. Al Pubblico spetta offrire un servizio di nettezza urbana efficiente, al privato non sporcare. Diversamente se fummo ricordati come Pocos, locos y mal unidos , nel futuro rischieremo un Pocos, locos y caddozzones .