La Procura conclude le indagini e chiede il rinvio a giudizio per l’ex sindaco e per l’ex manager Pietro Cadau
POETTO»L’ULTIMA ORDINANZA SUI BARETTI
di Giuseppe Centore wCAGLIARI Abuso d’ufficio e falso. Destinatari dell’avviso di garanzia contemporaneo alla chiusura delle indagini e alla richiesta di rinvio a giudizio, l’ex sindaco Emilio Floris e l’ex direttore generale del Comune Pietro Cadau. La vicenda è quella dei baretti, della famosa ordinanza emessa alla fina del secondo mandato, che di fatto bloccava l’ordinanza di demolizione per abuso edilizio emessa dalla Procura. Ieri il Pm Gaetano Porcu ha chiuso l’indagine su quel subito contestato provvedimento chiedendo per Floris e Cadau, difesi rispettivamente da Rita Dedola e Michele Schirò, il rinvio a giudizio con l’accusa di abuso d’ufficio e falso. Sui baretti, gli stessi che sono stati demoliti e ricostruiti a tempo di record dopo un accordo titolari-giunta, gravava infatti un ordine di demolizione del 5 novembre 2009 che, dopo una serie di lungaggini, stava per essere ottemperato nella primavera del 2011, a ridosso delle elezioni comunali. E invece, proprio negli ultimi giorni del mandato, il 16 maggio l’ex primo cittadino decise di bloccare i lavori con l’ordinanza finita sotto la lente del pm Gaetano Porcu. Il documento, adottato a seguito di una conferenza dei servizi istruita da Cadau, si fondava sulla tutela della sicurezza dei bagnanti, che sarebbe stata messa a rischio dai cantieri necessari per le demolizioni, e della viabilità che sarebbe stata compromessa proprio a ridosso della stagione estiva. Presupposti che non hanno convinto la Procura. Subito dopo l’emissione dell’ordinanza salva-baretti (così almeno si credeva), la Procura acquisì tutti i documenti alla base di quella decisione. Lo stesso Pm Porcu, in precedenza, aveva avviato una indagine per violazione delle norme urbanistiche e ambientali oltre che per occupazione illegale di suolo pubblico, dovuta al fatto che i baretti erano nella gran parte abusivi e le concessioni ampiamente scadute. Così come a suo tempo per i ristorantini dei ricciai, tutti chiusi e poi demoliti, i carabinieri e i vigili urbani avevano stabilito che il suolo pubblico era stato occupato illegalmente. La scelta della Procura, che dovrà naturalmente trovare prima la verifica-filtro del giudice per l’udienza preliminare poi eventualmente il conforto del Tribunale, chiude di fatto la discussione sulla scelta eseguita dalla giunta Zedda, sin dalle prime settimane dopo il suo insediamento, di procedere su un doppio binario: il rispetto delle disposizioni dell’autorità giudiziaria (la demolizione) e l’avvio di una stagione alternativa e più ordinata dei baretti del Poetto, almeno di quelli che hanno deciso di rispettare le disposizioni comunali, con una ricostruzione dei manufatti, secondo nuovi e più corretti criteri architettonici e urbanistici. La scelta di Zedda venne criticata soprattutto dal centrodestra in consiglio comunale che forte proprio del decisionismo del sindaco uscente, pur motivato da ragioni di ordine pubblico e salute dei bagnanti, aveva definito motivata da «furore ideologico» la scelta della giunta di procedere alla demolizione, in ottemperanza alle disposizioni della magistratura. Adesso si capisce come la scelta di discontinuità del sindaco Zedda sia dipesa anche dal fatto di non voler incorrere in disavventure come quelle capitate al suo precedessore.