Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Riva: «Pensiamo a creare sportivi, non fuoriclasse»

Fonte: L'Unione Sarda
17 ottobre 2008

Intervista. Secondo il team manager della Nazionale bisogna costruire nuovi impianti e lavorare sui giovani soprattutto nelle scuole



Gigi Riva, la sensazione è che in Sardegna i campioni nascano per caso o per sbaglio.
«La Sardegna è ferma a trent'anni fa: gli impianti di allora sono più o meno gli stessi di oggi. E nelle scuole la situazione è forse peggiorata: l'educazione fisica si fa ancora?».
Ma è soltanto una questione di impianti?
«No, è anche una questione di mentalità. Da parte di tutti».
Uno alla volta.
«La classe politica non investe abbastanza nello sport pensando soprattutto alla necessità di togliere i ragazzi dalle strade e dalle sue terribili tentazioni».
Le società?
«Fanno sforzi eccezionali, ma devono fare a botte con la mancanza di impianti, talvolta con genitori troppo invadenti (ma comunque fondamentali per mandare avanti la comunità sportiva in termini di tempo e denaro), e gli stessi ragazzi non sembrano più essere disposti a compiere troppi sacrifici».
In America dicono, un po' brutalmente, che i ragazzi migliori da allenare sono gli orfani.
«Sbaglia chiunque voglia creare il campione prima del tempo, non soltanto il genitore».
Le motivazioni sono cambiate, oggi il denaro è una bella spinta.
«La società sportiva, la società in generale, non deve preoccuparsi di creare il campione a tutti i costi: è il modo migliore per fare un buco nell'acqua. Però le motivazioni sono alla base di tutto: e una buona motivazione, oltre alla gloria e al successo, sono sicuramente anche i soldi».
Una volta si diceva: Sardegna troppo bassa per emergere nello sport.
«Non è più così, il materiale umano c'è, nelle scuole calcio come nei centri di minibasket e minivolley, su piste e pedane di atletica».
Manca forse la squadra trainante.
«La nostra vittoria al Mondiale del 2006 in Germania ha provocato una sensibile crescita degli iscritti nei centri giovanili. La stessa cosa, mi risulta, è successa con il nuoto dopo i trionfi di Rosolino e della Pellegrini, così come la pallavolo ha superato la pallacanestro grazie ai trionfi dell'Italia di Julio Velasco».
Il numero dei campioni, in Sardegna, sta in ogni caso diminuendo.
«Anni fa era più facile: oggi partecipare a un'Olimpiade o comunque riuscire a indossare una maglia azzurra è già un risultato mostruoso».
Il calcio è facilitato rispetto a tutte le altre discipline.
«Il calcio dispone di ben altri mezzi ma la Sardegna, anche in tempi recenti, ha saputo farsi valere ovunque. L'atletica, per esempio, colleziona maglie e medaglie».
La chiamano, brutalmente, mortalità sportiva: come quella scolastica».
«Questo è il danno peggiore: un ragazzo che abbandona lo sport è davvero un ragazzo che, tra virgolette, muore».
N.M.

17/10/2008