Locci (Cgil): «Per strada da cinque mesi». Liori: «Sono stati tagliati i fondi»
Precari del Comune, blitz all'assessorato regionale
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Centocinquanta euro per finire un mese e i crampi della fame contro cui lottare. La vita non fa sconti: ci sono le bollette e i figli disoccupati da mantenere. Cinquant'anni il 6 luglio, un'esistenza di sacrifici e precariato. Rossana Melis è una donna disperata. Abita a Sant'Elia, nelle case popolari; anche il marito è precario, e la figlia ventunenne «non trova lavoro». Un pensiero l'accompagna ogni mattina: «Cosa mangerò oggi?». Ma tanto da gennaio il menù è sempre uguale: «Pasta al burro, e quando va bene al pomodoro». Da ieri mattina occupa il primo piano dell'assessorato regionale al Lavoro. Non è sola, sono in 43; tutti ex giovani, dai quarantacinque anni in su.
LAVORO A SINGHIOZZO Sono i disoccupati che nel 2010 hanno vissuto per nove mesi nelle tenda davanti al Comune, in piazza Matteotti. Chiedevano un posto di lavoro, alcuni erano precari che rientravano nelle prerogative della norma sulla stabilizzazione, altri disoccupati di lunga durata. La risposta fu un protocollo di intesa tra Regione e Comune. «Da gennaio 2011 a gennaio 2012 hanno lavorato in un cantiere portato avanti delle cooperative sociali», spiega Luca Locci, segretario della funzione pubblica Cgil. Poi il contratto è scaduto, e da cinque mesi sono di nuovo senza lavoro «in un silenzio assordante». Il cantiere andrebbe rifinanziato dall'assessorato regionale al Lavoro. «Costerebbe 700mila euro, niente in un bilancio regionale».
LA REPLICA DELL'ASSESSORE Non è dello stesso avviso Antonello Liori, assessore regionale al Lavoro: «Per questo tipo di progetti la Regione non ha più risorse». E replica all'accusa rivoltagli da Locci: «Se c'è qualcosa di assordante, non è il mio silenzio, ma il taglio del 33 per cento al mio assessorato». Poi il chiarimento: «Nell'ipotesi che vengano individuate altre risorse, è ovvio che il percorso naturale sarà la predisposizione di un progetto» che abbracci «tutti i Comuni con lavoratori nelle stesse condizioni». Così «si metterebbero sullo stesso piano i diritti di tutti, a prescindere dalla loro residenza».
STORIE DIFFICILI La disperazione si può toccar con mano. Precario dall'84, disoccupato dal 2008, Giuseppe Saba ha due figlie. Anche la moglie è precaria. Per poter pagare l'affitto hanno venduto pure le fedi. «Il 15 luglio arriverà lo sfratto, ci ritroveremo per strada». Roberto Bolognesi ha 49 anni, divide una stanza con un amico e a mangiare va dalla madre. «Mi sento ridicolo», ma non ha alternative. Carne e pesce sono un lusso che Riccardo Perseu non può permettersi. Ha 53 anni, abita a Sant'Elia, con la moglie e la figlia; entrambe disoccupate. A Viviana Arrica i conti non tornano mai. Unica entrata: 150 euro al mese. Tolti i 44 euro di affitto, i 22 di condominio e le bollette, la Caritas è l'unica soluzione. Cinquantasette anni e un tarlo nella mente: «A volte penso di farla finita». Marisa Conti è cattolica, questo l'aiuta a non farsi sopraffare dai brutti pensieri. E c'è anche chi si trova a vivere in 10 metri quadri, in via Tiepolo, nella casa-albergo del Comune. Con il marito disabile e 270 euro da far bastare per le medicine, le bollette e qualcosa da mangiare. E d'un tratto la sensazione che la propria dignità svanisca.
Sara Marci