Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Così fanno gli altri:la struttura mobile dell'Arena di Verona

Fonte: L'Unione Sarda
2 luglio 2012

Un esempio che rende e funziona
 

L'erba del vicino è sempre più verde. E allora, con un po' di umiltà, perché non andare a vederla? Come e cosa hanno fatto gli altri?
Arena di Verona, gioiello archeologico cittadino trasformato da maggio a ottobre in sito di spettacolo. Con un cartellone lirico eccellente, concerti rock ed eventi tv. Poi, nei mesi restanti, il monumento è spogliato da tribune, platea e palco, ed è fruibile da turisti e visitatori. Contenti tutti: Comune, Fondazione, commercianti, pubblico, la città. Il segreto - meglio, l'intelligenza - sta nell'aver dotato l'arena ben 40 anni fa di una struttura mobile, migliorata periodicamente e sempre in accordo con le rigide direttive della Soprintendenza. Confuso tra le maestranze (un indotto di 350 persone tra stabili e stagionali) che montano e smontano ogni giorno le diverse scenografie degli spettacoli, Giuseppe De Filippi, 62 anni, racconta dietro le quinte come funziona tecnicamente la complessa macchina dell'arena. Ci lavora dal 1973, dal 1995 è direttore tecnico e dal 2001 direttore degli allestimenti scenici. Spiega: «Gli anni '70 sono diventati lo spartiacque, prima c'era poca sensibilità e anche nell'arena venivano fatti buchi e aggiunge metalliche. Qualcosa è rimasto ma ancora oggi lavoriamo per dismettere vecchi errori». Adesso non si sgarra: «Non possiamo fare nessun foro, qualsiasi intervento è concordato con la soprintendenza. Ogni nostro progetto è frutto di trattative pesanti, ci sono vincoli da rispettare, i controlli sono continui. Ma quando si fanno le regole e si rispettano da ambo le parti non ci sono problemi».
De Filippi studia i progetti a impatto zero. «Palcoscenico, platea e tribune sono tutte appoggiati, non hanno alcun aggancio. Certo, la struttura dell'arena ci aiuta, con la conformazione a grande catino dove sotto non c'è il vuoto. I camerini, all'interno degli arcoboli, sono mobili. Le transenne divisorie, salvo due degli anni '50, entrano in un plinto di cemento e sabbia, si incastrano e si tolgono con facilità. Lo stesso per le tribune appoggiate su dischi di legno, impedendo che vengano a contatto con la pietra. È vero che le gradinate sono state in gran parte rifatte dopo i bombardamenti ma per noi valgono come reperti archeologici». Il palco sfrutta la cava naturale, sostenuto da tubi innocenti su cui sono posizionate travi di legno; per ragioni di sicurezza non possono entrare più di 13mila persone rispetto alle 18mila di 30 anni fa. Se arriveranno i soldi, l'arena sposerà il progetto di un palcoscenico mobile studiato da De Filippi «che ridurrebbe del 60% le strutture, con meno costi, meno spazi da occupare e risparmio sui trasporti». Ecco: quanto costa una struttura mobile per un anfiteatro? «Non si può quantificare senza fare uno studio serio del sito archeologico. Ma con l'esperienza che abbiano accumulato ormai siamo diventati una nave scuola. Mi chiamano spesso da ogni parte del mondo per pareri e consulenze». Poi c'è il ghiotto discorso dell'indotto che crea l'arena, oltre 300 milioni di euro. Altra storia. ( s.n. )