Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

Tuvixeddu, il tesoro sconosciuto

Fonte: Sardegna Quotidiano
27 giugno 2012

DOCUMENTARIO

 

Realizzare un’inchiesta che potesse rendere uno sguardo d’insieme sull ’annosa questione del progetto di riqualificazione della necropoli punica di Tuvixeddu, la più grande dell’area del Mediterraneo, ed documentarla con il supporto della tecnologia audiovisiva e della viralità del social web. È lo scopo dei due studenti Francesco Accardo e Alessandro Congiu, ideatori e autori del progetto Tuvixeddu 2012, che su Facebook ha già raccolto numerosissimi fan e visitatori. Un documentario realizzato per cercare di fare chiarezza sul vero problema che sta alla base del problema che vede protagonista il progetto di realizzazione del Parco Archeologico, ovvero la fruibilità della zona, e che verrà presentato domani sera alle 17.00 a Palazzo Siotto (via dei Genovesi 114) a Cagliari in una proiezione a cui seguirà un dibattito aperto sulla questione. «Il progetto è nato un po’ di tempo fa, perché la faccenda di Tuvixeddu e del Parco Archeologico è tornata alla ribalta ma se ne parla, secondo me, in maniera sbagliata», dice Alessandro Congiu, studente di architettura. «Se ne parla soprattutto male e si dice poco riguardo allo stato di fatto del colle in sé. Il documentario cerca di spiegare al meglio delle nostre possibilità la problematica riguardo il progetto, cercare di far vedere quali sono stati gli altri progetti evidenziandone le differenze sostanziali», continua, «e dando dunque alla luce il documentario Tuvixeddu 2012. È suddiviso fondamentalmente in tre parti. La prima riguarda la storia del colle, assieme a quelli di Sant’Avendrace e Tuvumannu, spiegando anche quali sono state le tappe della storia, quindi dalla fondazione fino allo sfruttamento dell’area come cava. La seconda - spiega ancora lo studente - riguarda le problematiche sociali dell’area, parlando anche della costruzione dei due quartieri popolari nei dintorni. La terza invece - conclude - parla sostanzialmente del progetto di Coimpresa». Un’idea ambiziosa affrontata da due ragazzi che si son presi la briga di leggere documentazione, carte, progetti e accordo di programma, e poi andare a riprendere tutto con il freddo occhio clinico della macchina da presa. «Ritengo che un progetto di riqualificazione, non importa chi lo fa, sia fondamentale per recuperare una zona che rappresenta un autentico tesoro per noi, e invece è in condizioni disastrose », dice Congiu. «Addirittura ci sono ancora zone inesplorate della necropoli, scavi non completati perché, nel 2007, sono stati interrotti causa prosciugamento dei fondi. Noi abbiamo riscontrato ora un cambiamento notevole, soprattutto andando a fare le riprese saltava all'occhio il deterioramento di alcuni reperti», impressione che è stata confermata ai due ragazzi da chi, al colle, ci andava a giocare da bambino, e che ora si rende conto che magari qualche bassorilievo ora non si individuano più, perché i reperti sono troppo rovinati. «Vedere nelle tombe delle brande, siringhe, boccette di metadone, blocchetti di cemento, carte, letti buttati dentro le tombe, arrugginiti, fa un certo effetto, dà un dispiacere immenso. Un progetto per riqualificare tutto ci vuole», continua Congiu. Valutare il progetto di riqualificazione senza lasciarsi andare a “furori popolari” è dunque uno degli intenti del documentario. «Bisogna parlare effettivamente di quelli che sono i problemi del colle, dando un punto di vista oggettivo al progetto di riqualificazione. Per esempio, ciò che non si dice è che all’interno del progetto non si parla mai di costruire esattamente sopra le tombe, ma in terreni sterili» sono sempre le parole di Congiu, che continua, «quando siamo andati a intervistare i visitatori durante Monumenti Aperti, ci ha stupito e fatto riflettere il fatto che molte persone ci chiedessero come mai, dal momento che non c’erano dei palazzi, normalmente si parlasse di questi senza che ce ne siano». Come ciliegina sulla torta del documentario, Alessandro e Francesco hanno deciso di inserire la ricostruzione 3D della Tomba dell’Ureo, attualmente inaccessibile perché protetta da una lastra di cemento armato». «Si tratta di una tomba decorata, che la rende una vera e propria eccezione nel mondo punico», spiega ancora il giovane Congiu.