Poetto
L’ASSEMBLEA Incontro fra i titolari delle attività commerciali e i residenti sull’emergenza eternit: i chioschi mandano a casa i dipendenti, chiesta maggiore informazione sugli interventi
Polemiche, rabbia mista a ressegnazione e una richiesta: essere informati. Sono tante le voci dal “fronte caldo”del Poetto, dove nei giorni scorsi è esplosa la bomba dell’amianto. L’effetto è devastante: quarta e quinta fermate chiuse, chioschi off limits e residenti preoccupati. E c’è anche chi fa rilevare, partendo a testa bassa, «cartelli non proprio in regola dove manca inizio e fine dei lavori insieme al responsabile del cantiere». Il dibattito sul caso eternit è andato in scena ieri sera in uno dei chioschi che saranno chiusi nell’ultima fase dell’inter - vento di pulizia, il “Corto Maltese” . I più arrabbiati, inutile dirlo, sono i titolari delle attività commerciali. Attacca Monica Biancu, proprietaria di una gelateria con le serrande abbassate causa bonifica. «Non abbiamo la certezza che il cantiere termini entro dieci giorni», afferma preoccupata, «di sicuro gli operai non lavorano dalle 7 alle 22 così come era stato detto. Chi ci ripagherà di tutto questo disagio?», chiede sconsolata. Anche se è stata già comunicata la variazione degli orari. A darle manforte Caterina, una sua dipendente: «Noi mangiamo grazie al Poetto e ora siamo a casa. Nessuno pensa al nostro posto di lavoro». Vincenzo Pandolfi del sindacato degli ambulanti non usa mezzi termini: «È tutta una farsa. Vivo da 50 anni sulla spiaggia, mai visto eternit. Ci devono spiegare perché è comparso proprio ora, i casotti sono stati buttati giù da 30 anni e poi c’è stato il ripascimento. Strana coincidenza che questi pezzi siano grandi e per nulla consumati». In effetti la teoria del “complotto” vie - ne sposata da molti. Alessandro Murgia, titolare dell’Emerson ha messo 26 dipendenti in cassa integrazione: « L’anno scorso erano 50. In 6 anni abbiamo pulito tutti i giorni la spiaggia eppure non abbiamo mai trovato nulla di simile. Quello che chiedo al Comune è di fare il più in fretta possibile per salvare i nostri dipendenti e una stagione che potrebbe andare in fu mo. Ci vuole una comunicazione costante per sapere lo stato dei lavori, per noi sarebbe importante». Pierpaolo Nora, una vita alla prima fermata, sintetizza: «Qualcosa non è chiaro. Ci sono immagini che testimoniano di una ragazza in canottiera nella zona interessata dai lavori che dovrebbe essere inaccessibile, la polizia municipale che devia il traffico non usa le mascherine. Vuol dire che non ci credono neanche loro e intanto danneggiano chi offre un servizio e ha voglia di lavorare». Ci prova Caterina Turri, del comitato dei residenti, a spiegare che quelle in atto tra la quarta e la quinta fermata non sono altro che procedure previste dalla legge e che non si poteva fare nient ’altro davanti ad un esposto inviato alla Procura. Ma non c’è nulla da fare. L’ex assessore della giunta Floris, Raffaele Lorrai, vive nella zona “rossa” e si chiede quale sia «l’urgenza di fare i lavori in questa stagione e perché, nel caso, non è stato chiuso tutto l’areni - le». E poi l’affondo finale: «Abbiamo fotografato operai all’interno del cantiere senza mascherina, i lavori vanno finiti entro dieci giorni altrimenti dovremmo prendere provvedimenti».
Francesca Ortalli
I LAVORI C’È L’ACCELERATA GRIGLIATURA MECCANICA
Fino a ieri sono stati ripuliti 14mila metri quadri di spiaggia. È stata approvata dallo Spresal l’integrazione al piano di lavoro –pre - sentato dalla Setrand –per l’esecu - zione di una sperimentazione di grigliatura meccanica. Le prove con la macchina, che lavorerà nelle zone non coperte da vegetazione, sono state effetuate ieri. Potranno poi iniziare le operazioni di campionamento che dovrebbero essere ultimate nei dieci giorni di lavoro previsti per ogni lotto. Intanto continuano a dare esito negativo le analisi dell'aria effettuate dall'impresa nel primo lotto.
SERVITÙ SOTTO ACCUSA LE TETTOIE DEI MILITARI
Raffaele Lixi è un ingegnere. Vive al Poetto «da quando sono nato ». Per lui il punto sulla questione dell’eternit è un altro: «Tutti sappiamo che i casotti avevano le coperture in questo materiale ma come mai non ci accorgiamo che c’è anche in altri stabilimenti balneari, come per esempio in quello dell’Areonautica? », domanda. «Eppure è sotto gli occhi di tutti che in alcuni edifici le fibre di eternit, quelle letali, sono incapsulate male, i tetti sono usurati. È lì che c’è il vero pericolo, ed è assurdo che nessuno intervenga. Bisogna fare qualcosa » .