Solo (vuoti) moralismi sulle coppie gay
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Era il 2007 e le speranze di una mediazione su un pur timido progetto di legge di regolamentazione sul tema “coppie di fatto” (si parlava di Dico, versione edulcorata dei Pacs alla francese) naufragava tra veti incrociati anche interni al centrosinistra, dove la componente cattolica di quello che stava per diventare il Partito democratico mostrò di non voler procedere. Sono passati cinque anni, cinque anni in cui i temi eticamente sensibili sono stati sepolti dalle faide tra “morale e politica”, come fossero qualcosa da trattare solo quando alla politica non resta null'altro da fare. E invece si tratta di temi che investono direttamente la vita delle persone. Ora un testo denominato “Per una nuova cultura politica dei diritti”, risultato del lavoro del Comitato diritti presieduto da Rosy Bindi, è giunto sul tavolo del segretario Pd Pier Luigi Bersani (il quale, poco tempo fa, aveva fatto intendere di non essere pregiudizialmente contrario al matrimonio gay, ma poi Giuseppe Fioroni ha opposto il suo “niet”, minacciando di candidarsi alle già affollate e futuribili primarie del partito).
Il testo, dopo un anno di lavoro, parla di “speciali forme di garanzia per i diritti e i doveri che sorgono dai legami differenti da quelli matrimoniali, ivi comprese le unioni omosessuali”. È un primo passo che non prevede di estendere l'istituto del matrimonio alle coppie formate da persone dello stesso sesso. “Non facciamo come Zapatero”, si sentiva dire poco tempo fa alla Camera, nell'ala tradizionalista del Pd dove forse si fingeva di non sentire e non vedere di fronte alla volontà di larga parte dell'elettorato democratico (anche cattolico), assolutamente favorevole a una forma di tutela per le coppie di fatto, e in parte anche al matrimonio civile per i gay. E però il testo presentato a Bersani resta sul vago, tanto che Ignazio Marino, senatore del Pd da sempre attento ai temi eticamente sensibili, non ha esitato a bocciarlo: «Mancano i sì e i no netti che le persone attendono dalla politica».
Se è vero che il documento è un punto di partenza, «una carta di intenti che non fa proposte legislative ma enuncia principi», come dice Paola Concia, deputato del Pd dichiaratamente gay, è anche vero che il rischio di un nuovo affossamento è in agguato, tanto che la stessa Concia ha presentato un progetto di legge sulle unioni civili. Intanto Rosy Bindi ha ribadito la sua posizione in un'intervista ad Avvenire : «Ci atterremo ai contenuti della Costituzione e a una consolidata giurisprudenza che non prevede il matrimonio per le coppie omosessuali. Sulla scia del lavoro fatto escludo che il programma del Pd conterrà questa proposta, come pure escludo che possa prevedere l'adozione per le coppie gay, alla quale sono personalmente contraria anche sotto un profilo scientifico». Sono parole che non lasciano spiragli. Ed è preoccupante che, in un anno elettorale, ancora si giochi a rimpiattino con il tema “matrimonio gay” per evitare anche il minimo intervento sul tema “diritti delle coppie formate da persone dello stesso sesso”. Almeno questa è l'impressione, e non è una bella impressione, dopo che anche il presidente americano Barack Obama si è detto favorevole all'unione civile per coppie gay.
Si registra comunque la volontà di Bersani di aprire il confronto sui temi eticamente sensibili, compresi divorzio breve e testamento biologico (spalleggiato, dal Pdl, da Fabrizio Cicchitto e Maurizio Sacconi). Speriamo non si arrivi di nuovo a cambiare nome (dai Pacs ai Dico a chissà che cosa) per non dover cambiare nulla nei contenuti.
*Roma