Intervista all'ex sovrintendente del teatro a tre mesi dalla risoluzione del contratto
Di Benedetto: Zedda non decide, mi ha sempre ignorato
«È stato difficile lavorare in un teatro con troppi debiti, in cui i sindacati hanno un ruolo dominante, il cui presidente non prende decisioni e nel quale non si definiscono ruoli e funzioni in modo chiaro».
Fuori dal teatro da due mesi, dopo la risoluzione consensuale del contratto che lo legava alla fondazione cagliaritana, Gennaro Di Benedetto è rientrato in città per qualche giorno per sbrigare alcune vicende personali ed ha voluto per la prima volta fare un bilancio della sua esperienza.
«Non ho mai avuto l'opportunità di confrontarmi con il presidente della fondazione. Ssu nulla».
Scusi, non siedevate assieme nel consiglio di amministrazione?
«Sì, ma non c'è mai stato dialogo. A ottobre del 2011 il consiglio di amministrazione mi chiede di predisporre un piano industriale. Ci lavoro e consegno un pre progetto sul quale chiedo alcune indicazioni al cda, in particolare sulla soluzione del problema numero uno: il debito patrimoniale, sul quale si attendevano decisioni politiche dalla Regione».
Poi che cosa accade?
«Quando consegno il piano definitivo il cda non lo esamina nemmeno. Mai un confronto, né una valutazione formale. Nel compenso finisce le mani dei sindacati, che lo massacrano pubblicamente. Un'assurdità: il piano è stato bocciato dai sindacati alla faccia delle norme regolamentari».
Che spiegazione si è dato?
«Non ho certezze. So solo che i sindacati non mi hanno accettato fin dall'inizio, forse hanno condizionato ogni scelta nel teatro in un contesto di confusione e di mancanza di chiarezza sulle responsabilità di ciascuno. Pensi che il cda non mi ha mai concesso i poteri che spettano al sovrintendente e non si capiva mai bene che cosa potessi o non potessi fare. E ho lavorato per un anno senza direttore artistico e senza nemmeno una segretaria».
Ciononostante lei nella relazione sulla gestione del bilancio 2011 si promuove.
«Appena sono arrivato, nel marzo 2011, ho dovuto completare in pochi giorni una stagione sinfonica che ha avuto ottime critiche ma un esiguo successo di pubblico a causa dei continui scioperi. Poi ho varato la stagione lirica 2011 con quattro produzioni d'opera, di cui una realizzata in toto dal teatro, e una di balletto, che resterà nella storia del lirico come una delle migliori mai realizzate nel rapporto qualità prezzo: è costata solo 1,7 milioni. Uno tempo per una stagione se ne spendevano anche dieci. Ho anche fatto una programmazione triennale sulla stagione d'opera sul quale non ho mai avuto l'opportunità di confrontarmi con nessuno».
Resta il debito patrimoniale enorme, 17 milioni di euro?
«È il problema numero uno del teatro. Ci sono moltissimi creditori, tra artisti e altri fornitori, ad alcuni dei quali il teatro deve centinaia di milioni di euro dal 2009. Per molti mesi li ho rassicurati, ora c'è chi sta facendo causa».
E perché non lo ha risolto?
«Per le ragioni che le ho spiegato. Vorrei aggiungere che tutto ciò che potevo fare l'ho fatto perché in considerazione delle difficoltà finanziarie abbiamo chiuso il 2011 con un utile di bilancio di 4,7 milioni».
Merito di chi lavora in teatro.
«Certo, anche se il contratto integrativo che ho trovato limita l'operatività. Ho cercato di rivederlo, anche perché è in contrasto con la legge Bondi. Non ci sono riuscito a causa di troppi veti incrociati. Se c'è un sindacato con troppo potere e la controparte è assente o delegittimata si può fare poco. Le racconto un aneddoto».
Prego.
«Una delle cose più assurde con cui ho avuto a che fare sono state le proteste del sindacato contro di me nel momento in cui ho chiesto a un dipendente del teatro che non lavorava da tempo di venire almeno a timbrare il cartellino. Si rende conto?».
Come mai il parco della musica non ha decollato?
«Ho presentato un progetto di gestione che avrebbe consentito di usufruire dei 6 milioni stanziati dalla Regione dal 2010 al 2013. Nessuno si è mai preoccupato di avere il via dalla Regione né di ciò che sarebbe successo quando i soldi sarebbero finiti. Nonostante ciò il lirico sarà uno dei pochi teatri che si salverà?»
Perché?
«Perché ha un significativo contributo dalla Regione: oltre dieci milioni. Sa quanto riceve il Carlo Felice dalla Regione Liguria? Un milione».
Fabio Manca