Via Schiavazzi” non è idoneo alla Serie D: soltanto venti giorni per trovare una soluzione
Il presidente Cardia: «Sarò costretto a ritirare la squadra»
Emergenza campo per il Progetto Calcio Sant'Elia. A tre settimane dalla scadenza del termine per l'iscrizione al campionato, il Pcs non sa ancora dove potrà disputare le gare interne della prossima stagione in Serie D. L'impianto comunale di via Schiavazzi non ha ottenuto il via libera dalla federazione per evidenti carenze strutturali, con il risultato che la società del borgo dovrà necessariamente trovare una soluzione alternativa, pena l'esclusione dal torneo. Le recenti verifiche condotte in via Schiavazzi dagli ispettori della Lega, giunti in città da Roma, hanno dato esito negativo. Le carenze non riguardano il terreno di gioco, che è a norma, bensì gli spalti.
Il regolamento prevede che i posti a sedere debbano essere almeno mille, di cui il 10% riservato ai tifosi ospiti. Sui gradoni dell'impianto di via Schiavazzi, invece, i posti effettivi sono appena 350 e se si va a guardare il certificato di agibilità si scende addirittura a 99 posti “ufficiali”. Una capienza inferiore di dieci volte rispetto a quella minima richiesta. Nella passata stagione la Lega nazionale dilettanti aveva concesso una deroga. Stavolta gli ispettori si sono dimostrati irremovibili. Quella che sarebbe stata la seconda deroga consecutiva è stata negata “per la persistenza delle stesse problematiche riscontrata un anno fa”, di conseguenza la società è stata invitata a mettersi in regola entro il 12 luglio, termine ultimo per il perfezionamento dell'iscrizione.
«Il tempo stringe», afferma preoccupato il presidente, Franco Cardia, «è evidente che sarà impossibile soddisfare le richieste della federazione in venti giorni». Da circa due anni il Sant'Elia preme sull'amministrazione comunale, proprietaria dell'impianto, nella speranza di ottenere il via libera a un ambizioso progetto di ampliamento dell'attuale tribuna, ma senza esito. «Il progetto in questione», spiega Cardia, «prevede duemila posti coperti e un impianto fotovoltaico, ma giace in un cassetto del Comune per colpa della burocrazia». Caduti nel vuoto gli appelli per la riqualificazione dell'impianto del borgo, la società ha deciso di cambiare strategia richiedendo ufficialmente al Comune lo stadio Sant'Elia.
«È l'unica alternativa possibile», sostiene Cardia, «se il Cagliari andrà a giocare a Is Arenas o a Trieste, il Sant'Elia resterà libero, per cui potremmo utilizzarlo noi. Nello specifico, abbiamo chiesto il terreno di gioco e un settore da mille posti. Affittare l'intero stadio avrebbe costi proibitivi». L'istanza sarà discussa in Consiglio comunale martedì alle 18.
«Sono già diversi», riferisce Cardia, «i consiglieri che hanno sposato la nostra causa presentando mozioni e interrogazioni. Ci auguriamo che si trovi un accordo. In caso contrario sono pronto a rinunciare alla D. L'idea di emigrare non la prendo in considerazione. Il Sant'Elia deve restare qui. A Cagliari o niente». Sulla stessa lunghezza d'onda il consigliere Edoardo Tocco: «Concedere il Sant'Elia al Sant'Elia», sottolinea, «consentirebbe di preservare lo stadio da un inesorabile declino dovuto al mancato utilizzo».
Paolo Loche
Regolamento
Servono i bagni
e una tribuna più capiente
Il regolamento parla chiaro. Per poter ospitare partite del campionato di Serie D, un impianto dev'essere dotato di recinzioni antisfondamento alte 220 centimetri, spalti coperti da almeno 1000 posti, di cui 100 destinati ai tifosi ospiti, idonea separazione tra i due settori, ingressi, uscite di sicurezza e servizi igienici per entrambi. Il terreno di gioco deve avere determinate dimensioni (lunghezza e larghezza) comprese tra un minimo di 100 per 60 metri e un massimo di 110 per 70, mentre la distanza tra le righe del campo e la recinzione non dev'essere inferiore a 2,5 metri. Auspicata, ma non indispensabile, l'illuminazione del rettangolo di gioco su tutti e quattro i lati, per garantire la visibilità in caso di gare in notturna o semplicemente per evitare l'interruzione di partite serali per oscurità. L'impianto di via Schiavazzi è a norma per tutto ciò che riguarda la recinzione, il terreno di gioco e i fari. Ciò che manca è una tribuna con capienza adeguata, i doppi ingressi e uscite di sicurezza e servizi igienici. ( p.l. )