Lettera aperta di Cristiano Scardella a Floris dopo l'inaugurazione della piazza
Signor sindaco,
davvero non trovo le parole per spiegarle cosa ho provato nel vedere una piazza intitolata a mio fratello Aldo.
Mamma, che è anziana e malata, s'è commossa. Io no. Io ho sentito, per la prima volta dal 2 luglio 1986, un respiro lungo riempirmi finalmente i polmoni e l'anima. Quel giorno, come lei sa bene, Aldo è stato trovato impiccato in una cella di Buoncammino. Era finito in galera per un omicidio che non aveva commesso. La storia giudiziaria che è seguita gli ha dato ragione. Ma dare ragione a un morto, me ne darà atto signor sindaco, è magra consolazione. Per il morto, dico.
So bene che non è stato facile arrivare a una cerimonia, a una targa stradale, a un nome nella toponamastica cittadina. Ho la certezza che le sia costato molto. Ha certamente dovuto superare resistenze più o meno palesi, microrazzismi e perfino l'intolleranza muta di chi pensa che vie e piazze si intitolano agli eroi, non a chi è morto dietro le sbarre. A nome mio e della mia famiglia le sono infinitamente grato perché immagino i suoi slalom tra il conformismo ipocrita e i benpensanti (a destra e sinistra) che trovano penoso e ridicolo beatificare (civilmente, s'intende) un ragazzo di strada appeso, come tanti altri, alla finestra di una cella.
Prendo atto del suo coraggio, signor sindaco. Ma ho un'ombra che mi perseguita. Così com'è, piazza Aldo Scardella è un nome che non dice niente, un carneade che non si differenzia da qualunque altro nome appaia sulle nostre vie: poeta, scrittore, giurista, ufficiale eccetera eccetera. Capisco che non sia facile aggiungere una “qualifica” sotto il nome di Aldo ma qualcosa bisognerà pur dirla.
Vittima dell'ingiustizia, ha detto qualcuno, non va bene perché è stata proprio la giustizia a riconoscere e certificare l'innocenza di mio fratello. «È stato un errore», ha rettificato lei. Verissimo: proprio un errore. Tragico, devastante per quelli che sono rimasti, inquietante per gli strascichi che ha lasciato. Ma di errore si è trattato, ha ragione.
Bene, allora lo faccia scrivere, per favore: piazza Aldo Scardella, vittima di un errore giudiziario. Niente a che vedere con gli statisti (insigni), coi romanzieri (illustri), con gli eroi (audaci), con gli educatori (benemeriti). Soltanto vittima di un errore giudiziario. Stritolato da un sistema che l'aveva scelto come bersaglio. Con tante scuse per aver sbagliato mira.
CRISTIANO SCARDELLA
15/10/2008