Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Alloggio a tre posti: una Y 10

Fonte: L'Unione Sarda
15 ottobre 2008

Annalisa Busu racconta perché ha occupato un appartamento dopo aver dormito in auto con le figlie 

«Hanno preso casa mia, ne ho rubata un'altra»

Cieca dalla nascita e con due figlie da mantenere, la più grande incinta, viveva in una Y10. Lunedì sera ha occupato una casa comunale.
Nel giro di quattro giorni si è fatta giustizia da sola . Annalisa Busu assegnataria dell'appartamento comunale di San Michele abitato abusivamente da una coppia con un bimbo di quattro anni ha deciso di seguire la stessa strada e sfondare una casa a un isolato di distanza. Lunedì sera, con due figlie, ha occupato un'abitazione al secondo piano di una palazzina di piazza Medaglia Miracolosa 19. Mancano l'acqua e l'energia elettrica, ma sono dettagli nella guerra tra poveri alla ricerca disperata di un tetto.
LA STORIA Annalisa Busu ha 41 anni e due figlie disoccupate: una di 22, incinta, l'altra di 21. La sua vita è sempre stata un calvario: è cieca dalla nascita. Per questo handicap riceve una pensione d'invalidità di 266 euro al mese che vanno ad aggiungersi all'assegno di accompagnamento di 730. Nel 1990 diventa ufficialmente titolare della casa comunale che sei giorni fa poliziotti in tenuta antisommossa, vigili urbani e pompieri hanno cercato di sgomberare. Tentativo fallito per la sommossa del quartiere. La vita della famiglia di Annalisa Busu procede regolarmente sino al '95, quando la donna divorzia e con le due bimbe va a vivere a casa della sorella, in via La Somme. E qui iniziano i guai, la casa è troppo piccola per due nuclei familiari. «Ho consegnato le chiavi dell'appartamento a un conoscente, che non me le ha mai restituite». Quella casa passa di mano in mano. Non le rimane altra scelta che cercare un appartamento in affitto. «L'ho trovato in via Meilogu, sempre una casa del Comune che mi affittavano a 530 euro al mese. Troppi per le mie possibilità. L'8 marzo sono stata costretta ad abbandonarlo». Da allora le giornate delle tre donne si trasformano in calvario. «Per dormire io e le mie due figlie non abbiamo trovato di meglio che una vecchia Y10 messa a disposizione da mio cognato. Ma quando abbiamo scoperto la gravidanza della più grande delle mie ragazze ho deciso che non avremo più dormito in quei sedili sotto un tetto di lamiere». In quest'arco di tempo Annalisa Busu fa mille richieste a Comune e forze dell'ordine per rientrare in possesso del suo appartamento. «Anche i giudici del Tribunale mi hanno dato ragione, ma in quella casa non sono più entrata: c'erano da quattro anni madre, padre e figlio». Di azioni di forza neanche a parlarne: «Ci hanno minacciato, avevamo paura». Annalisa Busu si trasferisce nuovamente nell'utilitaria, sino a quando da radio quartiere non arriva la notizia di un appartamento vuoto e con la porta aperta. Una stanza da letto una cucina e un bagno. «Lunedì sera lo abbiamo occupato. Non ci sono né luce né acqua. Per dormire usiamo tre materassini da campeggio, ma per il momento ci accontentiamo. Una cosa è sicura: da qui non ce ne andiamo».
L'ASSESSORE Da marzo, da quando è assessore comunale al Patrimonio, Luciano Collu è nel mezzo di un ciclone. Cosa succederà ad Annalisa Busu? «Per il momento rimarrà nell'appartamento occupato abusivamente, cercheremo di risolvere il suo problema». Ma era vuoto. «Capita che chi è in graduatoria rifiuti l'assegnazione perché troppo piccolo o da ristrutturare». Gli atti di forza sono aumentati? «No, sono numeri fisiologici, simili ad altre città italiane. Una cosa deve essere chiara - conclude Collu - è necessario incentivare il percorso della legalità: chi occupa non è un eroe da difendere».
ANDREA ARTIZZU

15/10/2008