Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Redditi, la sfida dei Comuni sardi

Fonte: L'Unione Sarda
18 giugno 2012

Le entrate degli enti locali crescono (+29% in 5 anni) ma la ricchezza delle famiglie cala

Onanì il più povero (13.891 euro), Cagliari il più ricco (27.392)
Gli enti locali incassano sempre più tasse, ma il gettito fiscale - che dovrebbe tradursi in maggiori servizi e investimenti per la collettività - non sembra incidere positivamente sui bilanci delle famiglie.
LO STUDIO Lo dimostrano i numeri di un'indagine del Centro studi L'Unione Sarda. Se dal 2006 al 2011 le entrate della Regione e dei Comuni sono cresciute del 29%, le tasche dei sardi non hanno ricevuto lo stesso beneficio: l'aumento dei redditi è stato del 17%. Il problema è che, nonostante il miglioramento, l'Isola è rimasta una delle regioni più povere d'Italia. Ogni contribuente sardo, infatti, ha dichiarato nel 2011 un reddito, imponibile ai fini delle addizionali Irpef regionali e comunali, pari a 20.915 euro: 2.226 euro in meno rispetto a un connazionale residente fuori dalla Sardegna. L'unica consolazione è che i residenti sardi hanno versato all'Erario 280 euro in più di un cittadino del Mezzogiorno.
LA CLASSIFICA Quei 20.915 euro annui, però, nascondono una verità. In Sardegna ci sono realtà in fortissima difficoltà. È il caso di Onanì, il comune più povero dell'Isola, che nel 2011 ha incassato per ogni residente redditi medi da 13.891 euro. E sono invece undici i territori che hanno registrato bilanci familiari di poco superiori, attorno ai 14 mila euro: Torpè, Pompu, Sennariolo, Setzu, Alà dei Sardi, Erula, Bidonì, Banari, Semestene, Laerru e Armungia.
Ma i 20.915 euro sono anche lo spartiacque dei comuni benestanti. Cagliari è il più ricco con quasi 28 mila euro di reddito pro capite. Subito dopo c'è Stintino che, trainato dalle attività turistiche, ha raggiunto quota 24.505 euro. A ruota seguono comuni i cui cittadini, sempre nel 2011, hanno dichiarato redditi attorno ai 24 mila euro: Sassari, Oristano e Selargius. Al contrario, sostano a quota 23 mila Capoterra e Nuoro.
IL GETTITO Tornando alle entrate degli enti locali, l'indagine del Centro studi L'Unione Sarda ha fatto anche il punto sul gettito complessivo delle addizionali regionali e comunali, che come detto è cresciuto più dei redditi delle famiglie. Nel 2011 i 759.751 contribuenti sardi hanno dichiarato (per l'anno fiscale 2010) di aver percepito retribuzioni per 15,9 miliardi di euro, numeri che si traducono in 200,8 milioni di euro di entrate, sotto forma di addizionali regionali e comunali.
Nello specifico si parla di 142,7 milioni di euro di imposte regionali e 58,1 milioni di euro di imposte comunali. Chi ha versato imposte regionali ha pagato in media 188 euro a fronte dei 105 euro di imposte comunali. La media italiana è stata superiore, sia considerando l'addizionale regionale, 282 euro, sia quella comunale pari 120 euro.
Lanfranco Olivieri

 

L'Anci
Il presidente:
coi tagli statali
perse risorse
irrecuperabili
Quest'anno i Comuni sardi dovranno fare i conti con una sforbiciata dei trasferimenti statali. E nonostante il governo abbia concesso la possibilità di alzare le aliquote sulle addizionali Irpef (fino allo 0,8% rispetto al vecchio massimale di 0,45%), i sindaci confermano che il saldo finale sarà sempre negativo. «Sappiamo che il 90% dei Comuni isolani applicherà la nuova aliquota dello 0,8%, ma questo non compenserà il taglio dei trasferimenti», lamenta Cristiano Erriu, presidente dell'Anci Sardegna.
L'associazione dei Comuni ha fatto una stima di quanto incasseranno gli enti sardi con le nuove aliquote: in tutto si tratta di 41 milioni in più rispetto ai 58,1 milioni del 2011. «Soldi che però», commenta Erriu, «a mala pena serviranno a tappare i nostri buchi di bilancio».
Eppure i Comuni potranno contare sull'Imu, l'imposta che sostituirà l'Ici. «Il guaio è che il 50% del tributo andrà girato alle casse statali. Come si potranno garantire i servizi ai cittadini, se ci portano via la metà delle risorse?», si chiede il presidente regionale dell'Anci.
Sui margini di manovra dei sindaci pesa anche il Patto di stabilità europeo, che impone limiti alla spesa: «Oggi», conclude Erriu, «è davvero difficile amministrare un territorio e ancora di più favorire un suo sviluppo». ( lan. ol. )