Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Acqua, ambiente, creatività e altre giovani rivoluzioni

Fonte: L'Unione Sarda
11 giugno 2012

Il giurista questa mattina ospite del festival Leggendo Metropolitano

A Cagliari Ugo Mattei, teorico dei Beni Comuni

Èstato uno degli strateghi del referendum sull'acqua pubblica, ha una collezione di pubblicazioni decisamente poliglotta, una serie di cattedre sparse dalla California a Torino e una rete di contatti nella politica altra, o antagonista che dir si voglia. Molti lo hanno scoperto come opinionista di “Un due tre ... Stella”, il recente talk show satirico di Sabina Guzzanti. Se deve autodefinirsi in poche sillabe, non ha dubbi: «Rivoluzionario».
Questa mattina alle 10,30 sarà a Cagliari, ai Giardini Pubblici, invitato da Leggendo Metropolitano per parlare con Francesco Targhetta, Eleonora Voltolina e Vito Biolchini di “Lavoro nel tempo. Presente”.
Con quel che leggiamo sul mercato del lavoro e sui tassi di occupazione, non sembra un tema euforizzante.
«Di sicuro una riflessione sulle trasformazioni del capitalismo cognitivo può essere utile, ma in questa fase mi interessa di più un altro aspetto del lavoro: ripensare l'occupazione come un'esperienza di comunità».
Cioè non un'esperienza alienante, secondo la lettura marxista ...
«Ma come un bene comune. È una questione complessa, tanto teoricamente quanto sotto il profilo della prassi. Quando l'anno scorso, il 16 ottobre, la Fiom marciò dietro lo striscione “Il lavoro bene comune”, in quel momento nasceva un apparentamento, una sinergia tra quel sindacato e il movimento Beni Comuni. Ma se ci spostiamo dall'agire politico al campo teorico, ecco che più di uno storce il naso: per “bene comune” si vuole, si esige una definizione stringente, una tassonomia che ci consegni contenuti normativi chiari, traducibili in chiave istituzionale».
Come se ne esce?
«Ad esempio prendendo atto di quel che avviene a Roma nel Teatro Valle occupato: c'è una struttura, un'area che esiste fisicamente, e che viene rivendicata al diritto fondamentale di fruirne creativamente. Questo bene comune viene quindi riscattato grazie a un altro bene comune, cioè attraverso il lavoro dei compagni che tutti insieme danno vita al Valle. Il lavoro, insomma, è bene comune quando è inteso come attività umana che non porta all'alienazione ma alla liberazione. La nostra stessa Costituzione, insieme a sfumature di retorica espiazionista, contiene un orizzonte di senso e di emancipazione descritto dal lavoro».
E mentre ci culliamo nell'idea di un lavoro emancipatore, irrompe la Cina con le sue armate di sfruttati e alienati e ci mangia vivi.
«Dipende dal modello di società che si ha in mente. Io non amo l'espressione “modello di sviluppo” perché ritengo che l'Europa si sia sviluppata fin troppo. In una società come quella italiana contemporanea, l'orizzonte di trasformazione consiste nel trasferire il lavoro dalla produzione di beni di consumo alla riproduzione di beni comuni, artistici, paesaggistici».
Lei è tra gli ideatori di Alba (Alleanza Lavoro Beni comuni Ambiente), lo schieramento che da Rodotà a Ginsborg raduna molti intellettuali impegnati. Rischiate di finire come l'autorevolissimo Partito d'Azione, con molti più estimatori che elettori.
«È un rischio che ho ben presente, avendo sempre cercato un contatto diretto col popolo mentre il sistema capitalistico riduceva sempre più i cittadini a consumatori. Il fatto è che noi non vogliamo fare una civica, o un partitino di professori: vogliamo mettere uno strumento, una rete a disposizione di chi lotta contro un'opera inutile come la Tav o contro la negazione dell'esito referendario sull'acqua. Saremo un catalizzatore per chi lotta contro il montismo, il napolitanismo e le altre perversioni della nostra politica».
Celestino Tabasso