Ogni notte i volontari guidati da don Carlo danno conforto alle “squillo”
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Ogni notte un camper bianco si aggira per le strade della città. La partenza è alle 19, dalla comunità di Elmas. Quattro volontari de L'Aquilone danno inizio al tour della disperazione. E' una Cagliari by night fatta non di locali notturni, di chiasso e di colori.
Via Is Mirrionis, piazza Giovanni XXIII, viale Sant'Avendrace, via Roma, piazza Matteotti. Sono alcune delle tappe che quotidianamente scandiscono il viaggio dei volontari di don Carlo Follesa, direttore del Centro sardo di solidarietà. Mamma Gina è una di loro: «Ho iniziato 13 anni fa», racconta. Da allora è sempre pronta a tendere una mano a tossicodipendenti, senza tetto e soprattutto prostitute. Un mondo fatto di invisibili, di più o meno giovani donne a cui la vita è andata diversamente da come avrebbero desiderato. Spesso hanno alle spalle tristi e don Carlo, mamma Gina e l'esercito di volontari che si dedicano a loro con amore e dedizione hanno scelto di ascoltarle.
Gina ha 72 anni, lo sguardo buono e rassicurante. Forse è per questo che le lucciole si fidano di lei. «Si confidano», racconta. «Spesso hanno bisogno di qualcuno che le ascolti e le tratti da esseri umani e non da animali». Ognuna ha una storia a sé: «Alle spalle quasi sempre un profondo dolore e abusi subiti da bambine», spiega Don Carlo. E il più delle volte sono violenze subite tra le mura di casa. Quando non ci sono episodi di violenza, ci sono storie di estrema povertà: «Perché non provi a uscirne?», mamma Gina racconta la storia di una bellissima ragazza rumena. «Mi ha risposto: come faresti tu se abitassi in una stanza con 12 persone? », racconta. «Si prostituiva per guadagnare qualche soldo e comprare una casa alla famiglia». Uscirne è difficile: «Una volta per strada si entra in quel ruolo», spiega Don Carlo. «Le donne si autoconvincono di poter fare solo le prostitute».
Ma spesso la voglia di cambiare vita c'è. E ci sono anche le favole. Perché per strada capita anche che qualcuno si innamori di loro: «Io ne ho sposate tante», racconta don Carlo. Ora hanno belle famiglie, e la vita per strada è solo un ricordo lontano». Conferma che si può uscire dal tunnel, che la vita può regalare un'altra chance. Ma sono ancora pochi i casi. Per strada, in città, ci sono tante ragazze: «Cinquanta minimo, più altre trenta sarde», dice mamma Gina. Ma è il mondo della strada; Poi c'è quello invisibile, «fatto di ragazze con cultura, più coscienti», spiega Don Carlo. Una fetta - purtroppo - più grossa di chi sul marciapiede ci finisce per disperazione. Per loro prostituirsi è una scelta. E allora è difficile non giudicare.
Sara Marci