Una ricerca promossa da Regione, Ersu e Scienze Economiche
Chi è fuori sede spende in media 607 euro al mese
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Salvatore Sanna - persona di fantasia, sintesi fra nome e cognome più diffusi in Sardegna - è uno studente universitario, iscritto all'ateneo di Cagliari. È un fuori sede, età media 24 anni e, presumibilmente, ne impiegherà 5 per arrivare alla laurea. A quali costi? A quali sacrifici? E Cagliari, come lo accoglie, quanti servizi gli garantisce?
Salvatore non percepisce borsa di studio e neppure lavora, il padre è pensionato, la madre casalinga. Ha preso una stanza in affitto, zona Is Mirrionis come la maggioranza dei suoi colleghi che arriva dall'interno dell'Isola; ha un regolare contratto, perché ritiene giusto averlo e soprattutto perché se rientrasse nelle graduatorie dell'Ersu potrebbe ottenere, prima o poi, un sussidio.
COSTO DELL'AFFITTO Paga 217,50 euro al mese per una singola, prezzo che non giudica equo anche perché ci sono da aggiungere i costi della casa: tra energia elettrica, gas, acqua, tarsu, internet, telefono, condominio e riscaldamento la spesa è di 97 euro. Non è finita qui, il portafogli (di papà e mamma) piange ancora: ci sono delle voci che fanno parte sia dello studio che della vita di tutti i giorni, per esempio tasse universitarie, libri, materiale didattico, trasporti, abbigliamento, spesa al market, farmacia e medico, accessori per informatica e tecnologia, il cellulare e naturalmente una scappata in pizzeria, al pub o al cinema. Insomma, in media un totale di altri 293,30 euro che sommati ai due precedenti esborsi (217,50 di affitto e 97 di costi della casa) diventano 607,50 euro. Questa è la cifra che Salvatore spende ogni mese per studiare all'università di Cagliari, all'anno sono 6.682,50 euro (si moltiplica per 11 mesi perché ad agosto Salvatore torna al paese per le vacanze).
SOLDI E SACRIFICI Una domanda, al nostro fuori sede, gli sorge spontanea: mi servirà studiare e sborsare tanti soldi se poi non troverò lavoro? E quanti sacrifici dovranno sostenere i miei genitori? Perché l'università, il Comune di Cagliari e la Regione non s'inventano qualche formula-risparmio che renda la mia vita di studente universitario meno pesante economicamente? Già, perché lui rientra nella media della famiglia italiana secondo l'Istat: monoreddito, stipendio (o pensione) del papà da 1.300 euro. Tolta la metà per gli studi universitari di Salvatore (appunto 607,50 euro), i suoi genitori campano con 700 euro mensili. E fortuna che non ha fratelli e sorelle, altrimenti - come accadeva in tempi neppure troppo lontani - uno studiava e gli altri andavano a lavorare.
LA RICERCA Numeri e dati appena elencati concorrono a tracciare l'identikit dello studente universitario a Cagliari e sono il frutto del progetto di ricerca “Social Welfare Student” finanziato dalla Regione, con la collaborazione dell'Ersu e il Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali, presentato ieri. L'indagine, realizzata dal ricercatore Antonio Fadda, vuole rispondere alla domanda “Essere studenti a Cagliari: quanto costa?” e ha coinvolto tutti gli iscritti all'ateneo, ai quali è stato inviato via email il questionario. Il campione preso in esame, “rappresentativo della popolazione universitaria”, è stato di 2.836 studenti, una base scientifica molto affidabile e dunque utile per discutere e capire quanto Cagliari, al di là dello slogan, sia (o possa aspirare a esserlo) città universitaria.
SITUAZIONE FAMILIARE Come si intuisce dal profilo di Salvatore - il modello che emerge dalla ricerca - c'è ancora molto da fare da parte della città e delle istituzioni perché sia garantito il diritto allo studio a “prezzi modici”. Preoccupa per esempio che la famiglia, che deve sostenere gli studi della prole universitaria, abbia povertà di mezzi: il grafico dice che la maggioranza dei padri sono pensionati, impiegati e operai, e i disoccupati superano gli insegnanti, gli imprenditori, i dirigenti e i commercianti; e oltre il 50% ha una madre casalinga. Da qui, si deduce che la forbice sociale rischia di compromettere la vita universitaria di uno studente.
Problema alloggi: oltre l'80% è in affitto, il 10% trova posto nella Casa dello studente, e si intuisce che l'offerta attuale (891 posti) è insufficiente. Rimarcato che l'80% ha un contratto regolare (merito anche della legge del 2011 sulla cedolare secca) e se non ce l'ha è al 70% per decisione del proprietario della casa, oltre la metà degli intervistati pensa che la media di 217 euro di affitto al mese sia alta, contro però un 40% che invece la ritiene giusta.
LE SPESE PERSONALI La ricerca poi individua varie voci interessanti, si scopre per esempio che per abbigliamento e calzature si spende in media 22,30 euro, per l'alimentazione 62 euro e 18 euro per i divertimenti mentre per il cellulare la media è di 14 euro: cifre ridicole dice qualcuno, come quest'ultima, ma ognuno poi gestisce e divide il proprio budget secondo le esigenze.
FUORI SEDE SOVRASTIMATI Ancora: la ricerca si interroga se il numero dei fuori sede sia sovrastimato e allora promuove un nuovo status: i fuori sede pendolari (sono 7.083, il 16%) che si aggiunge a quelli in sede (sono 9.642. il 31%), ai pendolari (693, il 9%), ai fuori sede domiciliati (13.685, il 44%). E moltiplicando la spesa dell'ultima categoria, salta all'occhio quanto gli studenti spendano a Cagliari: 8.313.564 al mese e quasi 100 milioni all'anno. Una cifra cospicua, un capitale che resta investito sulla città, un potenziale economico che potrebbe dare di più. E partendo da questo numero, dopo la presentazione, si è sviluppata una tavola rotonda a più voci.
BORSE DI STUDIO La padrona di casa, Daniela Noli, presidente dell'Ersu dove era ospitato l'incontro, ricordando l'inadeguatezza delle borse di studio (sono sotto il minimo stabilito dalla legge del 2001) ha detto che tagliare di 1.600.000 euro il fondo per il diritto allo studio è negare un futuro all'università, rispondendo così all'assessore regionale alla Programmazione Giorgio La Spisa che, esaltando il ruolo dell'ateneo, rilanciando l'idea del “campus diffuso” e scommettendo sull'investimento del capitale umano come scelta primaria per lo sviluppo dell'Isola, ha fatto un po' di confusione sui finanziamenti (non è l'Università che finanzia l'Ersu) ma si è detto pronto a un tavolo allargato per discutere i problemi. Giovanna Maria Ledda, prorettore vicario, ha ricordato che garantire il diritto allo studio, significa garantire servizi efficienti, e ha fatto l'esempio degli studenti che non possono partecipare alla vita dell'ateneo, causa difficoltà nei trasporti o partecipazione ai dipartimenti, chiedendo più attenzione alle matricole.
CONTAMINARSI CON GLI STUDENTI Il sindaco Massimo Zedda ha puntato sull'opportunità di rinforzare il polo universitario guardando alle case del centro storico e alla riqualificazione di ambienti e luoghi adiacenti, ha spiegato che la città deve contaminarsi con gli universitari che aiutano a renderla più vivace e sicura, ha auspicato accordi per trasporti pubblici più economici, ribadendo che non è il danaro che fa le idee. Concetto puntualizzato dal docente di Economia Vittorio Pelligra: dietro il futuro dell'università - ha detto - c'è sempre una scelta politica, intanto serve dare più spazio alle associazioni studentesche e chiedersi qual è il contributo dei docenti, dei cosidetti intellettuali.
Riflessioni interessanti ma sarebbe stato bello che qualcuno avesse messo sul tavolo una proposta concreta su cui discutere. Perché sulla necessità di garantire il diritto allo studio, a parole, tutti erano d'accordo.
Sergio Naitza