Immigrazione
VIA SONNINO Una mattinata passata con i ragazzi africani nell’aera sotto il palazzo comunale dopo la lite con la Municipale Automobilisti divisi: «Sono tutti tranquilli». «No, danno fastidio»
Ad ascoltare le loro parole, si sarebbe trattato di una provocazione bella e buona. Prima con l’arrivo a sorpresa della polizia municipale e dopo con l’impiegato comunale che stava filmando le fasi dell’arresto di uno dei venditori-parcheggiatori. Due giorni dopo la mattina di tensione nel parcheggio di via Sonnino, che ha portato all’arresto di un giovane straniero e alla denuncia per intralcio all’attività delle forze dell’ordine di una cagliaritana, la situazione all’ombra del palzzzo che ospita gli uffici comunali appare tranquilla. Chi arriva in auto fatica a trovare un posto libero, e circa venti ragazzi di colore cercano riparo dal sole sotto i pochi alberi dello spiazzo. E qualcuno di loro decide di raccontare la propria versione dei fatti su quanto successo la mattina prima: «I vigili urbani sono venuti per controllarci ma non ci hanno trattato molto bene. Il ragazzo che è stato arrestato è un mio amico, è tranquillo », racconta Tala Sal, diciotto anni, da otto in città, «i vigili lo hanno preso per il collo, strappandogli la catenina». La sua versione dei fatti, che non trova riscontro in un verbale. «Qualcuno», continua, «ci dice di andare a lavorare, ma il lavoro non c’è, dobbiamo stare qui nei parcheggi per vendere qualcosa e poter mangiare e pagare l’affitto», spiega Sal, mostrando il suo borsone, che contiene calzini, accendini e fazzoletti, «tra noi ci aiutiamo l’uno con l’altro, e se qualcuno si comporta male lo isoliamo subito per non passare guai». Djily Diaw è accanto a lui, ha venti anni e nel 2004 è andato via da Tuba, la sua città natale in Senegal: «I vigili erano tanti e hanno preso un ragazzo che non ha nessuna colpa. Dopo che ha fatto il video, il dipendente comunale è scappato dentro il palazzo. Siamo stati provocati, con gli agenti che ci dicevano di stare zitti e fermi», spiega il giovane, «spesso gli automobilisti ci dicono frasi razziste, noi facciamo finta di nulla. Ogni mese posso guadagnare cifre diverse», prosegue Diaw, precisando subito che «non sono certo ricco, al massimo sono 500 euro al mese, una parte dei soldi la mando alla mia famiglia in Senegal, il resto lo utilizzo per pagare l’affitto e mangiare ». Quando finisce di parlare, si avvicina un signore appena sceso dalla macchina, chiedendo un ticket per la sosta a uno dei ragazzi. «È la prima volta che parcheggio qui, so che magari possono insistere e faccio prima a venire io da loro», afferma Franco Basciu, appena arrivato da Villasimius, «ne faccio un discorso morale, un euro non mi rende povero, mentre per loro è una cifra importante». Lascia l’auto nel parcheggio di via Sonnino quasi ogni mattina Giorgia Sirigu: «A volte non ho monete, glielo dico e loro non insistono. C’è chi dice che siano fastidiosi e pericolosi », afferma, «ma non è vero, penso sia più un atteggiamento legato a una mentalità razzista». Franco Abis è un signore che lavora in un ufficio vicino a via Sonnino: «Sì, sono petulanti, non ho problemi a dirlo. Penso che ormai mi conoscano, sanno che scendo dalla macchina, prendo il ticket dalle macchinette, lo metto sul cruscotto e vado via».
Paolo Rapeanu