Prime lirica. Nel teatro cagliaritano un'intensa Sonnambula, soprattutto nella seconda parte
Grande tecnica per Gutierrez, generoso Siragusa
Cieli nuvolosi, prati e boschi si alternano sullo sfondo con contrasti di colori. In primo piano, il tableau vivant di una Svizzera da Arcadia ha il sapore di un déjà vu mentre si levano le note di Vincenzo Bellini. La regia di Hugo de Ana gioca tra espedienti scenici di ieri e di oggi e nell'allestimento cagliaritano della Sonnambula sostituisce i teli dipinti con immagini proiettate. Per il resto impera la tradizione. Una tradizione seguita con qualche sprazzo ironico e un particolare sguardo rivolto alla regia di Visconti nella celebre Sonnambula della Callas. Citazione dotta e legittima, spinta sino all'incongruenza di vestire con sfarzo e lustrini una sposa giovane e popolana. E mentre le scelte intellettuali di de Ana portano a celebrare la Callas, il cuore dei cagliaritani non più giovanissimi torna indietro a vent'anni fa, per ricordare insieme alla Divina anche l'ultima protagonista cagliaritana : Giusy Devinu.
D'altra parte mettere in scena La Sonnambula non è mai stato facile. La storia è labile, l'orchestrazione pure. La sorte dell'opera si regge interamente sulle melodie: è il trionfo del bel canto che vive di acuti e virtuosismi. E soprattutto chiede alla protagonista carattere patetico e agile allo stesso tempo: una voce da soprano lirico con un maggior volume di emissione in alcuni passaggi, tanto che qualcuno ne parla come di un soprano lirico-leggero.
Ovvio quindi che anche a Cagliari tutto sia affidato alle voci, al carisma dei cantanti. Voci d'impostazione che si conformano al più classico dei moduli interpretativi. Per dare credibilità ai personaggi e soprattutto per reggerne le difficoltà tecniche. Eglise Gutierrez affida così a gorgheggi delicati la figura ingenua di Amina, la promessa sposa che in preda a crisi di sonnambulismo finisce nella camera del conte Rodolfo. Antonino Siragusa è Elvino, il promesso sposo geloso, Simone Alaimo è il conte Rodolfo che arriva in incognito nel bel mezzo della festa, e Sandra Pastrana è Lisa, la locandiera che vorrebbe Elvino tutto per sé. Ognuno evidentemente con le proprie peculiarità. Così Antonino Siragusa-Elvino dispiega con generosità e potenza la voce, che non manca di attrattiva anche se talvolta poco flessibile nelle modulazioni. Flessibilità che non manca ad Elise Gutierrez-Amina, che grazie una tecnica matura arriva a condurre con eleganza variazioni di tono e fioriture. Una voce amministrata con parsimonia in tutto il primo atto, ma che poi emerge splendidamente nel finale, e che in Deh non credea mirarti regala un esempio alto di delicata tristezza e di perfetto controllo vocale.
L'opera prende quindi consistenza soprattutto nel secondo tempo anche grazie all'espressività dei personaggi di contorno. A partire da Sandra Pastrana, che dà a Lisa una bella voce fresca e flessuosa, che si presta agile al fraseggio e ai gorgheggi. Né è da meno il conte Rodolfo - Simone Alaimo espressivo e convincente nel suo Vi ravviso o luoghi ameni . E buona prova di sé danno anche Gabriella Colecchia, la mugnaia madre di Amina, o lo sfortunato Alessio di Gabriele Nani. Un valido sostegno viene poi dal coro. Così come a rendere omogeneo e gradevole l'insieme sono gli interventi dell'orchestra. E affidata all'esperienza interpretativa di Maurizio Benini alla guida dell'orchestra e del coro del Teatro Lirico di Cagliari, la parte strumentale prosegue delicata e discreta nel sorreggere un intreccio che vive di preziosismi.
GRECA PIRAS
12/10/2008