Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Parte da Alghero la rivolta dei sindaci

Fonte: La Nuova Sardegna
28 maggio 2012



Asse contro la Regione tra i primi cittadini di Sassari, Nuoro, Cagliari e il candidato del centrosinistra nella città catalana

COMUNI e autonomie»verso il voto




di Pier Giorgio Pinna wINVIATO AD ALGHERO Sì, era una una iniziativa elettorale, ma alla fine si è forse rivelata qualcosa di più: la manifestazione al cinema Miramare con i sindaci del centrosinistra di Nuoro, Sassari e Cagliari testimonial a sostegno del candidato algherese Stefano Lubrano ha posto le basi per un'alleanza insolita almeno quanto questa kermesse allestita a due passi dalla Torre Sulis. Il nemico? La giunta regionale capeggiata da Ugo Cappellacci. «Perché _ com'è stato sottolineato in un coro a più voci ma con un unico leit motiv _ il governatore sta facendo perdere ai centri dell'isola soldi europei assieme a troppi treni che avrebbero potuto portare crescita e sviluppo». Insomma, si può dire che parte proprio dalla Riviera del corallo la riscossa delle maggiori città sarde. Con un obiettivo di fondo: la riconquista di un'autonomia nuova. Partecipata. Attenta alle esigenze sociali. Fatta, com’ stata rilevato da tanti, non di antipolitica ma di buona politica». Dove i Comuni possano ridiventare più centrali adesso che le Province a breve scadenza non sembrano destinate a sopravvivere. Accuse. Se non è un assalto alla diligenza regionale, poco ci manca. Le ragioni precise di questo neofederalismo territoriale, condito alla catalana e per certi versi inedito, sono state spiegate con abbondanza di dettagli da Sandro Bianchi, Gianfranco Ganau e Massimo Zedda. Tra i quali nella mattinata di ieri non sono mancati accenni a rivendicazioni di campanile. Però circoscritti e dimensionati subito in un'ottica nella quale il vero avversario da battere è stato individuato evidentemente nella politica del centrodestra guidato dal governatore. Sfiducia. «Un centrodestra che oggi sta prendendo l'abitudine di porsi come arbitro, dimenticandosi che sino a qualche giorno fa indossava la casacca impresentabile del cavalier Berlusconi e per questo è stato bocciato nelle ultime amministrative», hanno rimarcato i primi cittadini supporters del candidato sindaco per il centrosinistra di Alghero. Sempre quella stessa politica, ha rilevato presentando gli ospiti il vicepresidente del consiglio regionale Mario Bruno (Partito democratico), «ha creato disaffezione tra i cittadini, insofferenza nei confronti delle istituzioni, incapacità di affrontare e risolvere le vere difficoltà della gente». «Ad esempio non utilizzando appieno la risorsa del fondo unico per le autonomie locali», ha aggiunto Bruno. Per poi concludere con un «ma noi faremo rinascere attraverso i Comuni nuovi sentimenti di fiducia nelle strategie per tutelare i beni di tutti»: palese riferimento alla campagna elettorale catalana che lo vede da mesi protagonista non troppo dietro le quinte. Kermesse. Una volta interrotto il sottofondo musicale, nella sala con tutte le poltroncine occupate nonostante il bellissimo sole che spingeva turisti e algheresi verso le spiagge, è cominciato il crescendo di contestazioni all'esecutivo di Cappellacci. Sandro Bianchi, arrivato per primo da Nuoro, unico tra gli amministratori con la cravatta, coraggiosamente incurante dell'afa nel cinema, dopo gli elogi per la scelta di Lubrano, si è augurato che gli algheresi «contribuiscano al riscatto per il quale noi stiamo già lavorando». «Soprattutto per quanto riguarda il triangolo di nordovest _ ha incalzato il sassarese Ganau _ Un’area dove la nostra giunta comunale ha già avuto modo di collaborare con Stefano Lubrano quando era presidente della Confindustria, partendo dalle emergenze e dal dialogo con i cittadini, come vedo lui sta facendo in queste settimane che vi separano dal voto del 10-11 giugno». Veleni. «Ma adesso dobbiamo continuare lungo la medesima strada, per superare l'incapacità di questa Regione che ci ha portato via importanti risorse Ue e adesso sta imbrogliando le carte con la stessa comunità europea», ha affermato l'esponente del Pd. Sostenendo «che qui da noi quei soldi sarebbero invece stati utilissimi per creare lavoro e dare respiro alle economie locali». Cambiamenti. Dopo un omaggio alle vittime del terremoto emiliano e della scuola di Brindisi, Massimo Zedda ha parlato della sua esperienza a Cagliari alla luce dei venti di rinnovamento che arrivano da Parigi e da altre capitali. «Aria fresca, pulita, che speriamo si respiri presto anche da queste parti: perché ovunque, nel governo del mondo come nei governi locali, c'è estremo bisogno di tutele collettive, non certo di privilegi per pochi _ ha proseguito _ Oggi non abbiamo necessità di “prenditori di cose pubbliche“ che arrivano dal mare, piuttosto d'imprenditori seri che sotto il controllo pubblico garantiscano la ripresa. In passato ci sono stati troppi modelli sbagliati. Berlusconi e i suoi erano convinti che bastasse affidarsi al mercato, lasciare le mani libere ai privati per risolvere ogni problema: i risultati si sono visti». Appelli. «Tutti insieme dobbiamo vincere questa corsa contro il tempo, anche sulla Riviera del corallo, per uno sviluppo che riparta dalla salvaguardia del territorio e delle sue risorse», ha concluso Zedda. Dal pubblico di sostenitori applausi per tutti i sindaci, quasi un'ovazione per il candidato sindaco di casa. «Alloggi,, lavoro, turismo, nuove prospettive economiche sono tra le nostre principali preoccupazioni, ma siamo sicuri di poterle affrontare perché saremo noi a vincere», ha detto Lubrano, appoggiato, oltre che da una civica che porta il suo nome, da Idv, Upc, Alghero Migliore, Pd e Alguerosa. La reazione. «Dobbiamo alzare la voce con la Regione per riprenderci terre che ci appartengono come le tenute di Surigheddu e Mamuntanas e per ridiventare strategici nella gestione dell'aeroporto di Fertilia», ha concluso. E, prima della foto-ricordo sul lungomare assieme ai tre sindaci di Sassari, Nuoro e Cagliari, fra tutti c'è stato il tempo per un ultimo scambio di battute. Il nodo centrale? Neppure a dirlo, la nuova alleanza delle città e dei Comuni contro la giunta regionale di centrodestra. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

 

Il neofederalismo di Zedda, Ganau e Bianchi

La metafora dell’isola-clessidra per spiegare il blocco delle risorse e i tagli ai finanziamenti




ALGHERO E nel dibattito politico spunta una clessidra. Passa infatti attraverso una metafora l'estemporaneo e suggestivo asse tra sindaci delle grandi città sarde. Fronte che evoca un concetto di federalismo che tiene conto della debolezza delle Province. A richiamare in prima battuta l'immagine dell'antico strumento per la misurazione del tempo è stato il sindaco di Nuoro. «La Sardegna è come una clessidra e la sabbia al suo interno vanno viste come le risorse finanziarie disponibili _ ha detto Sandro Bianchi _ Ecco, capite da soli dov'è la strozzatura: mentre i due poli a nord e a sud sono larghi, all'altezza di Nuoro e delle zone interne passano ben pochi granelli». «Ma in realtà _ ha integrato il concetto il sindaco di Sassari _ l'unica area dalla base ampia e ricca di sabbia è quella che va da Oristano in giù, da noi invece la punta è molto stretta». «E per rifletterci sopra è sufficiente ricordare come nell'ultimo anno il Comune di Sassari abbia avuto in termini di trasferimenti dallo Stato 12 milioni in meno dell’anno precedente, oltre che registrato un calo di 750mila euro dai fondi regionali», ha osservato Gianfranco Ganau. Chiarendo che il discorso non riguarda la città e il municipio di Cagliari, ma «la follia gestionale di una Regione che _ come rimarcato anche da altri nella manifestazione elettorale algherese a sostegno del centrosinistra _ riesce a spendere per tutta l'isola appena il 18% dei finanziamenti europei, che così ritornano a Bruxelles con tanti ringraziamenti da parte di Stati diversi dall'Italia». Dopo aver ascoltato con un sorriso Bianchi e Ganau, Massimo Zedda ha a sua volta ripreso il concetto. E ha spiegato: «Nella nostra area metropolitana vive un terzo dell'intera popolazione sarda e questa visione secondo cui il sud dell'isola sarebbe avvantaggiato nei trasferimenti delle risorse finanziarie in realtà danneggia per prima proprio la città di Cagliari: io penso allora che dovremmo preoccuparci soprattutto che all'interno dell'isola-clessidra ci sia sabbia per tutti». «Il discorso della forma del contenitore mi sembra infatti secondario rispetto a quello dei tagli – ha aggiunto – La nostra città quest'anno ha avuto 35 milioni in meno da Roma. E ogni giorno facciamo una corsa contro il tempo per rispondere alle urgenze sociali, a cominciare dalla disoccupazione giovanile che in provincia ha raggiunto il 54%». «Io comunque cerco di amministrare pensando a una Cagliari aperta, che diventi la porta della Sardegna, non per chiudersi in se stessa ma per fare in modo da creare una circolazione di risorse destinata a tutta l'isola: e penso che sotto questo profilo un centrosinistra unito, proprio a partire dalle maggiori città sarde, possa dare risposte e trovare soluzioni nell'interessi di tutti». (pgp) ©RIPRODUZIONE RISERVATA