Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Bicicletta, non è solo moda

Fonte: L'Unione Sarda
28 maggio 2012

Per gli appassionati il problema principale resta quello di convivere con il traffico

Cresce la cultura delle due ruote. Ma attenti ai rischi

Bello, bellissimo, dilaga il boom della bicicletta. Erano cinquantamila i ciclisti presenti a Roma alla manifestazione “Salvare i ciclisti” del 28 marso scorso, per porre un argine alla strage (quasi un morto al giorno) e salvare un sogno. Perché pedalare su due ruote col vento in faccia è piacere della libertà, a volte poesia. Perfino il professor Monti ha fatto outing, dichiarandosi cicloamatore, favorevole a una “mobilità leggera”, a un modo più intelligente di spostarsi in città.
Un costume, non solo una moda, sempre più diffuso anche a Cagliari. Al Poetto, in centro, via Roma, via Sonnino, via Venti settembre, via Dante, è tutto un mulinare di gambe, di uomini e donne, giovani e anziani: la bici è trendy, la bici è democratica. Sono ormai un lontano ricordo i “Forza Coppi” di scherno che un tempo bollavano i rari pazzi che circolavano su un trabiccolo, contraddicendo la dittatura del motore.
L'ELEMENTO DEBOLE Meravigliosa la bicicletta, impareggiabile quella sensazione di leggerezza. Ma anche pericolosa, se il ciclista non si rende conto di essere l'elemento più debole della strada, in equilibrio precario su due ruote sottili, senza la corazza d'acciaio che protegge chi va in macchina. E allora, prima regola, non fare in bici ciò che non faresti in auto. Mai bruciare lo stop, mai passare col rosso: si rischia l'effetto “palla da biliardo”; quando scatta il verde l'automobilista non perdona.
In città ci si sposta rapidi, ma attenti alle trappole. Non procedere col naso per aria e tenere la destra. Troppi ciclisti vanno contromano, convinti di riuscire a schivare le auto: manovra suicida, e in caso di incidente, si è sempre dalla parte del torto. Anche le auto in sosta sono da controllare. Una portiera che si apre all'improvviso significa caduta sicura. E l'asfalto è duro. Quando capita, un caschetto (sono leggerissimi) e i guantini salvano da brutte conseguenze alla testa e sbucciature alle mani. Attenzione, inoltre, che la maggior parte degli automobilisti lasciano il parcheggio senza mettere la freccia. Meglio stare all'erta.
CUFFIE E TELEFONINI Pedalare ascoltando “Vado al massimo” di Vasco è sublime, ma rischioso; telefonare, da criminali. La bici si guida pure con le orecchie. No a cuffie e auricolari, meglio capire se il veicolo che sopraggiunge è una moto, un'auto o un camion per prepararsi allo spostamento d'aria. Anche chiacchierare con un amico è piacere puro, ma procedendo affiancati si occupa tutta la carreggiata, l'automobilista si innervosisce e sorpassa comunque. A costo di sfiorarti e farti perdere l'equilibrio. Meglio evitare. Evitare anche di salire sui marciapiedi: è un'invasione di campo cui il pedone, spaventato, può reagire con improvvisi spintoni. Conseguenze deleterie.
Insomma, il ciclista, anello debole, deve imparare a convivere. Contrariamente a una certa ideologia “critical mass”, la bicicletta non è uno strumento di guerra. Nella strada deve esserci posto per tutti, la cortesia si coniuga con la sicurezza. Così, prima di svoltare, meglio segnalare col braccio. Evitare invece di procedere “senza mani”: le strade di Cagliari sono piene di buche, tagli, canaletti. Basta niente, per ritrovarsi a terra. Non fidarsi neppure dell'illuminazione cittadina: di notte, indispensabili le luci: anteriore e posteriore, per vedere ma soprattutto essere visti.
NO ALL'EUFORIA Non ci vuol molto, insomma, per godersi la bicicletta. Basta evitare che l'impareggiabile senso di libertà si trasformi in pericolosa euforia, sensazione di poter procedere senza regole, volteggiando pericolosamente nella carreggiata. Se sogno è (e deve essere) meglio non ci siano bruschi risvegli.
Lucio Salis

 

 

Il parere di Andrea Olla, “profeta” della viabilità sostenibile a Cagliari
E ora percorsi completi
Le piste un passo avanti, ma sono ancora esperimenti
Non è ancora il sogno “Al mare in bicicletta”, ma invocate, attese da anni, sono arrivate le prime piste ciclabili. Dopo le stazioni di bike sharing, Cagliari compie un altro passo avanti verso la viabilità leggera, in grado di attenuare la presenza preponderante dei mezzi a motore. Una striscia gialla delimita lo spazio riservato ai ciclisti in via Dante e via Dei Conversi: tragitti minimi, ma è già qualcosa per un popolo in bici sempre più numeroso, costretto a destreggiarsi in un traffico intenso e pericoloso.
In via Dante, il percorso riservato collega piazza Repubblica a piazza Giovanni, poco meno di 2 chilometri; a Genneruxi, il tragitto di appena un chilometro si sviluppa interamente in via Dei Conversi, dall'innesto di via Dell'Abbazia alla Fattoria. È a due sensi di marcia, sul lato Monte Urpinu. I ciclisti che procedono in salita, si trovano di fronte le macchine che scendono in senso contrario: fa una certa impressione, c'è da augurarsi che gli automobilisti rispettino rigorosamente il limite della linea gialla.
«Si tratta di iniziative sperimentali, che andranno completate, ampliate e perfezionate», commenta Andrea Olla, presidente dell'associazione Amici della bicicletta, profeta da molti anni della viabilità sostenibile, promotore di un'infinità di iniziative per diffondere la cultura del pedale. Comprensibile la sua soddisfazione: «Per la prima volta, Cagliari si dota di piste ciclabili, andando contro il popolo degli “scatolati”. Mi sembra un fatto importante sul quale si innesterà ora la discussione su un nuovo modello di viabilità, alla quale parteciperanno tutte le componenti della città».
Olla non si nasconde i limiti di queste prime iniziative «perché le piste ciclabili devono prevedere percorsi completi che portino da qualche parte. Quindi c'è da augurarsi che la pista di via Dante prosegua poi per via Paoli, via Sonnino, viale Diaz». E soprattutto che si sviluppi negli automobilisti un sempre maggior rispetto per chi va in bicicletta.
Anche Kevin Legge, consigliere di Città ciclabile, prende atto delle nuove piste, «create senza chiedere il permesso a nessuno» ma ne sottolinea i limiti: «In via Dante, il percorso rasenta il parcheggio, c'è il pericolo che i ciclisti prendano qualche sportellata». Il biker americano va al di là della cultura delle aree riservate e sogna «una circolazione in cui gli automobilisti rispettino finalmente chi va in bicicletta e i ciclisti procedano correttamente, osservando sempre il codice della strada».
L. S.