Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Saline, il nuovo inizio

Fonte: L'Unione Sarda
28 maggio 2012

Un piano per far ripartire l'estrazione. Il pessimismo di Contini

Consorzio di aziende, l'idea dei Riformatori

Le saline? Un potenziale unico, ma da troppo tempo inutilizzato. Col paradosso di un'Isola che importa sale da altre Regioni. Eppure «abbiamo un sale di altissima qualità che potrebbe sfondare nei mercati ultra regionali e persino in quelli internazionali», lo dice Michele Cossa, coordinatore regionale dei Riformatori. E la Saline di Sardegna e pronta a investire 2 milioni di euro per cinque anni. A puntare sulla riattivazione della salina, sono le principali imprese isolane: Lisal, Cadelano e Angioni. Si sono consorziate e il piano industriale e già pronto. È stato illustrato ieri, durante l'incontro organizzato dai Riformatori. E dall'hotel Regina Margherita trapelano i dettagli: «Sono pronti a farsi carico dei costi necessari per riavviare tutte le vasche salanti», spiega Giorgio Angius, coordinatore provinciale del partito. I frutti dell'investimento si vedrebbero col tempo: «Dal sesto anno potrebbero produrre sino a 100mila tonnellate di sale greggio». Un bel distacco dalle circa 40mila tonnellate di produzione iniziale che otterrebbero con la riattivazione della salina. Si prospetta la possibilità di nuovi posti di lavoro: «Darebbero occupazione inizialmente a 5 persone, ma salirebbero a 16 col crescere della produzione».
La compagine sarda ha presentato il piano industriale all'assessorato all'Industria l'anno scorso; allora la risposta fu negativa. Ma i Riformatori non mollano: «Chiediamo all'Ente di predisporre al più presto una gara per affidare la concessione a un privato». In ballo il risparmio per le casse pubbliche: «I soldi risparmiati potrebbero essere utilizzati per sistemare gli argini del canale di Terramaini». Antonello Gregorini, presidente del centro studi dei Riformatori: «È necessario un cambio di rotta nelle politiche del paesaggio su Molentargius. A vincolo deve corrispondere beneficio». I benefici c'erano e li illustra ripercorrendo la storia del sale a Cagliari, che parte dalla sua fondazione - 2500 anni fa - ad opera dei Fenici. Un accenno alla dominazione catalano-aragonese: «Le saline divennero ricchezze in grado di assicurare benessere economico e politico». Poi il Settecento: «Coi Savoia il nostro sale divenne famoso in Europa e nel nord America». Nel 1858 si arrivò a produrre centomila tonnellate di sale; nel 1890 la gestione delle saline venne affidata alla Società di navigazione generale italiana e nel 1898 la gestione diretta venne assunta dallo Stato. Per le prime cooperative di salieri a Cagliari, Quartu, Quartucciu e Monserrato bisogna aspettare gli anni '20 del Novecento. Ed è del 1985 lo stop forzato alla produzione per via dell'inquinamento.
A distanza di 27 anni in tanti scommettono sul rilancio di quest'area, ma Mauro Contini, presidente dell'ente Parco, è gelido: «Oggi non ci sono le risorse per poter andare avanti», per cui «è inutile parlare di sale e imprenditoria se non ci sono i soldi». Dal 2007 l'ente attende i fondi regionali per 20 milioni non ancora diventati realtà perché non esiste un piano. E sino a quando non ci sarà «non ha senso parlare di rilancio delle Saline». Anche Chicco Porcu è sulla stessa lunghezza d'onda del sindaco di Quartu: «Prima il piano del Parco e poi gli investimenti», sottolinea il consigliere regionale, presidente del forum Pd per la Green Economy. «È l'unica strada per evitare abusi, speculazioni e danni di uno patrimonio ambientale che appartiene alla collettività».
Sara Marci