Basta crederci, e tutto diventa possibile. Anche che l'asino voli, se a dargli le ali è la fantasia dei bambini, la loro voglia di sapere, la passione che mettono nelle cose che fanno. Ieri, quando le ombre della sera cadevano su Cagliari, un grande asino bianco col muso nero ha preso il volo dal cornicione dell'Exmà, che per quattro intensi giorni ha ospitato il terzo Festival della letteratura per ragazzi Tuttestorie. Facile, direte voi, era fatto di palloncini. E già: ma era incollato a terra, come spesso siamo tutti noi, finché i bambini non hanno sciolto gli enigmi proposti da un'altra strana bestia: sì, l'asino custode di nome Elio Turno Arthemalle, che già la sera inaugurale li fece ridere e riflettere sul valore dell'asinità. Coadiuvato da una scimmia della Martinica strana quanto lui (Emanuela Lai), seduto su una gigantesca sedia, il nostro amico ha proposto una serie di indovinelli in rima ai bambini. Mimando e imitando gabbiani, cinghiali, e altre bestie, e infine (senza offesa) maestre e mamme. Ogni risposta giusta alleggeriva il nostro asino fatto di palloncini finché l'ultima (su chi ti sveglia con un bacio, ti nutre, ti aiuta a fare i compiti, ti mette a nanna: la mammaaaaaa! ) non lo ha liberato del tutto.
L'asino dunque vola, bambini, basta crederci. In questi quattro giorni di Bestival è volato alto. Diventando protagonista (chi l'avrebbe detto?) di una manifestazione che è sempre più una magnifica realtà per Cagliari, per la Sardegna, e per l'Italia: parola di osservatori esterni. Un luogo dove si sono ritrovati quasi 5000 allievi dai tre ai 18 anni, duecento gruppi scolastici, un'ottantina di scrittori, artisti, attori, animatori, illustratori, scienziati, geologi, musicisti, giocolieri, danzatori, giornalisti (persino), e per la prima volta 150 studenti delle superiori cagliaritane, in gran parte ragazze, che si sono trasformati in volontarie, preziosissime maschere. E ancora: amici, parenti, sostenitori, una colonna romana di amici -assistenti, due numi tutelari come Vittoria Bruno e Bruno Tognolini, un presidente onorario presente in spirito come David Grossman, un supporter attivo come Marino Sinibaldi. E infine, ma è il principio di tutto, tre giovani librarie (parte tutto da loro) che si chiamano Cristina Fiori, Manuela Fiori, Claudia Urgu.
Costato intorno a 160 mila euro, il Festival è stato reso possibile grazie al sostegno di Regione (assessorati cultura e turismo), Provincia (cultura), Comune (cultura e politiche sociali), Fondazione Banco di Sardegna, Centro regionale documentazione biblioteche per ragazzi della Provincia. E molti patrocini, su tutti l'alto patronato del Presidente della Repubblica.
Amatissimo dai bambini (l'Exmà ha cinguettato da giovedì come un'immensa voliera), seguito quest'anno in maniera sistematica anche dagli adolescenti (Radio Bestival era soprattutto per loro), il Festival ha contato migliaia di adulti: insegnanti con classi al seguito, genitori, accompagnatori, ma anche e soprattutto adulti desiderosi di seguire i tre dibattiti serali: quelli che hanno avuto per protagonisti Danilo Mainardi (intervistato da Celestino Tabasso), Paolo Giordano- Pulsatilla-Flavio Soriga e infine Daniel Pennac, (intervistati da Sinibaldi). Sì, Pennac che ha portato al Babbo Parking più di duemila persone, firmato centinaia di autografi, e ieri pomeriggio si è presentato coraggiosamente a 160 bambini riuniti in Sala Bla Bla. Tutt'intorno, grazie alle tende aperte, centinaia di adulti. Simpatia trascinante, maglietta rossa con su scritto “asino chi legge”, lo scrittore ha risposto a decine di curiosissime domande: a tradurlo Alessandra Mulliri, a guidarlo Anselmo Roveda. Ha raccontato la sua infanzia di sognatore («ho cominciato a scrivere per continuare a sognare»), l'adolescenza in collegio («leggevo di nascosto con la lampadina sotto le coperte, perché era vietato»). Ha confessato che la mattina, anziché fare i compiti, scriveva il capitolo successivo del libro che stava leggendo per poi confrontarlo con l'originale («ma era sempre più bello quello»). Ha parlato di amore per le cose, per la vita, infine ha risposto a chi gli chiedeva se ci volesse talento per fare lo scrittore: «Non so che cosa sia, ma so che ci vuole voglia e molto lavoro». Se Pennac era un somaro, allora è proprio vero: gli asini volano.
MARIA PAOLA MASALA
13/10/2008