Inaugurato il secondo molo del terminal, continua la corsa ad attrezzare le aree diventate demaniali nel 2010
INFRASTRUTTURE»TRAFFICI MARITTIMI
PIERGIORGIO MASSIDDA Il porto storico sarà dedicato a crociere e diportismo, abbiamo dodici richieste per avviare altrettanti cantieri navali
CAGLIARI La seconda banchina del porto canale è stata inaugurata ieri mattina dal presidente dell’autorità portuale, Piergiorgio Massidda, davanti al nuovo arcivescovo monsignor Arrigo Miglio, al sindaco di Cagliari e alle altre autorità civili e mi,itari. Un grande momento perché i lavori finiti sul serio nel braccio di ponente mettono in moto il domino dello scalo: via le merci dal porto storico, via anche (fra poco) i traghetti passeggeri e i traghetti che imbarcano i carri merci, si libera lo scalo di via Roma per crociere e diportismo e si aggiunge un altro pezzo al porto-industria finora mai nato. Dunque la banchina ha bisogno ancora di un’opera, vale a dire bagni pubblici, una sala comune e spogliatoi per gli operatori portuali delle ditte che chiederanno la concessione per lavorare in quella banchina, in poco tempo si allestirà tutto secondo gli schemi architettonici elaborati da un gruppo di giovani ingegneri della facoltà cagliaritana che avevano ricevuto l’incarico di studiare progetti per insediamenti che avessero una qualità estetico-architettonica. Ma quel che serve davvero per accendere l’interesse verso questo nuovo spazio appaltato due anni fa è ciò che l’autorità portuale sta facendo in questi mesi: correre per “infrastrutturare” i 400 ettari di aree attorno al porto canale, ciò che lo rendono una piattaforma appetibile nonostante la straordinaria concorrenza di altri nascenti, o già nati, porti del Mediterraneo. Entro il 2012 sarà finita una parte delle opere (strade, illuminazione, ecc.), nel 2013 tutti i 400 ettari saranno una spianata ordinata di terreni urbanizzati. La delimitazione delle aree portuali condotta dalla Capitaneria di porto nel 2010 è stato l’atto che ha reso possibile questo passaggio dalla provvisorietà delle aree gestite dal Casic (in parte da questo ente infrastrutturate) alla situazione giuridicamente attuale dove un territorio indicato come di proprietà dello Stato viene organizzato da un ufficio dello Stato, l’autorità portuale.Il Tar aveva dato ragione alla Capitaneria, il Casic-Cacip ha inoltrato ricorso al Consiglio di Stato, ma l’autorità portuale può fare intanto quel che poteva essere fatto già da molti anni: trasformare i terreni incolti in aree dove un imprenditore può avviare un’attività avendo luce, acqua, collegamenti stradali, servizi informatici, bus pubblici e privati in grado di arrivare. Altro tema è il regime doganale di questi spazi: l’idea che si sta facendo strada è quella di limitare la possibilità di lavorare senza pagare dazi vari alle sole attività che prendono le materie prime e rispediscono i prodotti lavorati fuori dall’Europa. (a.s.)