Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

Marcia della pace per Rossella

Fonte: Sardegna Quotidiano
14 maggio 2012

Il corteo

 

Di ogni colore, razza e religione. Tutti in strada, uniti da uno scopo: chiedere la pace e dire basta alla violenza pace. L’obbiettivo degli organizzatori della marcia è stato raggiunto: tra gli oltre cinquecento partecipanti, c’erano cristiani, musulmani, buddisti, atei. Tutti uniti da una sola parola: pace. L’evento è stato voluto soprattutto per ricordare la figura del pedagogista e filosofo Aldo Capitini, promotore nel 1961 della prima marcia per la pace da Perugia a Assisi. L’anno successivo, Capitini, che insegnava a Cagliari da tanti anni, aveva promosso una marcia analoga, durante la quale erano stati ricordati i bombardamenti subiti nel 1943. Dopo mezzo secolo, le richieste e gli appelli sono altri: la liberazione della cooperante di Samugheo, Rossella Urru, lo stop immediato alle guerre per l’acqua e il petrolio tra l’Africa e il Medio Oriente e la dismissione delle basi militari in Sardegna. Al cimitero di San Michele c’è stata una commemorazione delle vittime dei bombardamenti, subito dopo il lungo corteo si è spostato in piazza D’Armi, ed è stata la volta del ricordo della figura di Capitini. Tra bandiere della pace, striscioni in ricordo di Rossella Urru e cartelli che invitavano a preferire il dialogo tra i popoli basato su amore e civiltà, in piazza Yenne è stata l’isola la protagonista degli slogan dei partecipanti, che hanno chiesto lo smantellamento delle basi militari. Prima del pranzo al sacco non violento sui prati del Parco della Musica, è stata piazza Giovanni lo scenario che ha dato vita alle parole di speranza degli organizzatori della marcia, insieme a quelle delle tante autorità presenti. «Manifestare in questo periodo, in cui ancora ci sono guerre nel mondo addirittura per l’acqua, è decisamente doveroso», esordisce il sindaco, Massimo Zedda, «la Sardegna è inserita pienamente nell’area del Mediterraneo, che è un crocevia di lingue, popoli e religioni che devono dialogare tra loro. In un giorno come questo», termina Zedda, «il mio pensiero va alla nostra conterranea Rossella Urru, speriamo di riaverla al più presto con noi». Pierpaolo Loi, uno degli organizzatori della marcia, è presidente di Radieresh, associazione di solidarietà internazionale: «La pace si crea soprattutto cooperando con i popoli più bisognosi, è questa l’idea vincente. Cagliari e la Sardegna», sottolinea, «devono essere liberate dalle basi militari presenti, perché l’isola possa diventare un ponte di pace nel Mediterraneo ». Sulemain Hijazi è il responsabile della comunità musulmana cittadina: «Vengo dalla Palestina, zona di guerra. Qui, invece, ho trovato la pace, è bello vedere centinaia di fedeli di nazionalità diverse che pregano ogni venerdì». C’era anche Giuliana Sgrena, giornalista inviata di guerra, sequestrata in Iraq: «La guerra ha effetti devastanti e non porta democrazia. Ho vissuto sulla mia pelle l’essere prigioniera in un paese lontano », spiega, «le istituzioni facciano qualcosa di più per liberare Rossella Urru». Paolo Rapeanu L’IDEA PIAZZA D’ARMI DEVE CAMBIARE NOME n Una richiesta particolare ma allo stesso tempo significativa, per rimarcare il forte sentimento per la pace della comunità cittadina e sarda, è stata fatta ieri durante la marcia per la nonviolenza e per la pace. Quando il corteo è giunto all’altezza di piazza D’Armi, Pierpaolo Loi, tra gli organizzatori dell’evento, lancia una curiosa proposta: «Piazza D’Armi potrebbe cambiare nome e diventare piazza della pace. In questo punto», argomenta Loi, «ricordiamo la figura di Aldo Capitini, persona che si è rifatta da sempre ai valori della pace e della nonviolenza. Le istituzioni potrebbero prendere in considerazione questa proposta». E la risposta alla richiesta arriva dal sindaco, Massimo Zedda, appena il corteo raggiunge Piazza Giovanni: «È una bella idea, provocatoria ma in positivo», afferma Zedda, «dovremmo vedere se non potrebbe esserci qualche problema con i numeri civici. Alla fine, tuttavia, si potrebbe anche fare.