Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Sì, vittoria schiacciante

Fonte: L'Unione Sarda
8 maggio 2012


Quorum raggiunto per tutti i quesiti, che passano con il 97% dei sì
Si dimette Cherchi, presidente della Provincia Carbonia-Iglesias
A metà mattina di ieri sembrava che l'unico quesito a non raggiungere il quorum fosse il numero 9, quello che chiedeva ai sardi un sì o un no all'abolizione dei consigli di amministrazione degli enti e delle agenzie regionali. Un'incoerenza inspiegabile: perché gli elettori avrebbero dovuto votare sì a tutti tranne che a questo? Infatti era un falso allarme: alle 14 e 26 una nota ufficiale della Regione informava che «tutti i quesiti referendari hanno superato il quorum di un terzo previsto dalla legge per considerare valida ciascuna consultazione».
VITTORIA SCHIACCIANTE Il risultato dei sì è stato schiacciante: una media regionale del 96,89%, con punte del 98,56% a Cagliari per il quesito numero dieci (riduzione da 80 a trenta del numero dei consiglieri regionali) e, all'estremo opposto, il 59,24% registrato a Oristano per il quinto quesito, quello legato all'abolizione delle quattro Province storiche. Un argomento sul quale i sardi sono stati tiepidi: solo il 65,98% di sì. Un dato che deve far riflettere. Perché se è vero che il quorum è stato superato e il referendum (consultivo) è valido, dunque impegna la classe politica ad agire di conseguenza, è altrettanto vero che a dire sì all'abolizione delle Province storiche è stato meno di un decimo degli elettori, 134 mila sardi su 1.480.366 che avevano diritto al voto.
ADDIO NUOVE PROVINCE Diverso il discorso sulle quattro nuove Province: il sì alla loro abolizione è stato unanime tra gli elettori. Un avviso di sfratto così chiaro che ieri, primo tra i quattro colleghi esautorati, il presidente della Provincia Carbonia-Iglesias Tore Cherchi ha annunciato le sue dimissioni, che formalizzerà un minuto dopo che la Corte d'Appello ufficializzerà il risultato.
CHERCHI SI DIMETTE «Rispetto l'esito del referendum e voglio liberare il campo da possibili strumentalizzazioni: non sono attaccato alla poltrona», dice l'esponente del Pd. «Ho detto in tempi non sospetti che senza norme che garantissero una transizione indolore sarebbe stato il caos, e così sarà. Ho posto problemi concreti che nessuno ha affrontato».
INDENNITÀ TRAVOLTE L'esito dei referendum è intriso della stessa furia antipolitica che nei Comuni italiani (dove si è votato domenica e ieri) ha spazzato via i partiti che hanno dominato negli ultimi tre lustri. Lo stesso sentimento che ha travolto uno dei privilegi più odiati: le indennità dei Consiglieri regionali. Con il 97,17% di sì, gli elettori hanno ordinato la cancellazione della norma che lega gli stipendi degli onorevoli sardi a quelli dei colleghi del Parlamento, seppure “in misura non superiore all'80 per cento”. La metà dei sardi che campa a fatica non ha tollerato che ci siano persone che per governarli («male») portano a casa da 11 a 14 mila euro netti al mese a seconda del ruolo che ricoprono.
ADDIO CDA NEGLI ENTI Molto più sei sessantamila, in questo caso lordi, che portano a casa i consiglieri di amministrazione degli enti e delle agenzie regionali. I sardi hanno detto basta ritenendo che si tratti di inutili posti di sottogoverno destinati, spesso, a candidati trombati. Anche su questo gli elettori hanno voluto segnare una linea di confine: è finita.
Oltre 385 mila elettori hanno detto, inoltre, che 80 consiglieri sono troppi: meglio 50. Dieci in meno di quanti ne ha previsto la proposta di legge costituzionale già approvata in prima lettura alla Commissione Affari costituzionali del Senato e che attende il via libera della Camera.
LA SCELTA DEL PREMIER Che la fiducia nella classe politica sia finita, come le cambiali (politiche), è dimostrato anche dal successo di altri due quesiti, apparentemente meno popolari ma estremamente significativi. Il numero sette, passato con il 96,85% dei voti, contiene due indicazioni: ribadisce che i sardi vogliono eleggere direttamente il presidente della Regione e, dunque, non gradiscono un ritorno al proporzionale (semmai qualcuno fosse tentato) e sottolinea che il candidato presidente deve essere scelto attraverso le elezioni primarie. Certo, i partiti possono sempre pilotare la scelta ma l'esito delle amministrative di ieri, e prima ancora il caso Cagliari, dimostrano che i cittadini espellono i candidati non graditi. Anche il quesito numero sei, quello sulla riscrittura dello Statuto speciale da parte di un'Assemblea costituente composta da esponenti di tutti i settori della società, conferma l'elemento chiave di questa consultazione: la sfiducia nelle attuali istituzioni.
Fabio Manca