Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

In Arcadia con Hugo de Ana

Fonte: L'Unione Sarda
8 ottobre 2008

Musica. Il regista firma anche scene e costumi del capolavoro del belcanto in scena venerdì a Cagliari

La mia Sonnambula pittorica ma non descrittiva

“Due angeli capaci di trasportare il pubblico in uno stato che rasentava la follia”: così Bellini elogiò Giuditta Pasta e Giambattista Rubini, Amina ed Elvino, protagonisti del grande successo del suo nuovo capolavoro, La Sonnambula . Era il marzo del 1831 e il Carcano di Milano impazzì per loro, per quel melodramma tessuto di musicalità finissima sospeso tra Arcadia e Romanticismo. «Il grande omaggio al belcanto, al sublime in musica: Bellini è il massimo rappresentante di quella scuola». Gli occhi azzurri di Hugo de Ana, regista, costumista e scenografo di questo allestimento veronese che debutta venerdì alle 20,30 al Lirico di Cagliari, si illuminano quando parla del grande compositore catanese. Della fragilità, della purezza di cristallo, «che in qualche maniera è la sintonia perfetta di armonia tra voci e musica. Impossibile non pensare a un'aria più melancolica, piena di significati e di emozioni di Vi ravviso luoghi ameni affidata alla voce di baritono. Quasi un pensare a una impalpabilità dei sentimenti».
Il regista argentino, che giorni fa ha aperto con successo la stagione del Regio di Torino con la Medea di Cherubini e tornerà al Lirico il prossimo anno con Le Roi Artù , («lì potrò sbizzarrirmi»), ricorda la stima che Wagner, avaro di lodi verso la musica italiana, dimostrava per Bellini. «In Sonnambula tocca uno dei punti più alti nello sviluppo della melodia». Parla della musica di Bellini e non della sua regia, perché tiene a sottolineare che la prima precede la seconda. «Io cerco sempre di rispettare la musica. La mia intenzione non è fare uno spettacolo che deve sorprendere il pubblico, ma sentirlo felice, in modo che possa godersi la musica anche in una ambientazione leggermente pittorica. Non possiamo dimenticare il senso pittorico del teatro romantico. Ma sia chiaro, non lo si confonda con l'oleografia. La mia vuole essere una rappresentazione non illustrativa». Uno studio che lavora soprattutto sulla psicologia dei personaggi. «Amina ha una fragilità dei sentimenti ma è anche molto vera. Ha una paura incoscia di diventare donna e vive felice nei suoi sogni». E nel suo passato. Quello che si ripresenta nella sua vita di prossima sposa con l'arrivo del conte Rodolfo: noi sappiamo dal romanzo di Scribe che in realtà è suo padre, ma il musicista censura il legame. «Io cerco di sottolineare in qualche modo questa circostanza un po' osè, ma ci vuole leggerezza. In Sonnambula non deve esistere provocazione, tutto però può essere più interessante per il pubblico. Soprattutto se hai davanti a te una cantante come Eglise Gutierrez, donna di grande sensibilità, ricca di passionalità e di calore. Lei fa vibrare il personaggio con una verità tutta sua. Lo vedrete».
Ambientata in una sorta di paradiso perduto, «un fermo immagine di staticità emotiva, che nulla toglie alle sensazioni più vere, la storia contadina è raccontata da de Ana attraverso il filtro romantico del romanzo neogotico, dove l'idea del fantasma è idea di irrazionalità, inconscio, paura. «Parlare allora di sonnambulismo era di gran moda, e assai moderno. Significava rompere una situazione di apparente ordine».
C'erano molti modi per raccontare le luci serene dell'Arcadia e le ombre cupe del romanzo neogotico, il regista ha scelto una maniera tranquilla, un grande prato verde dove ogni azione è un po'naif, ma è l'ingenuità dell'infanzia, della purezza, della musica. «Un regista deve essere al servizio della musica, non di se stesso. Per questa messinscena primo Ottocento ho pensato a una ambientazione che più che alla Svizzera riconduce al lago di Como (l'Arcadia di tanti musicisti, pensiamo a Liszt che chiamò Cosima la figlia in omaggio al lago)». Anche Visconti l'ha usata, per la sua Sonnambula scaligera del 1955, con la Callas. «Mi è servito molto parlare con Piero Tosi, carissimo, prezioso amico. Del resto è lui il colpabile , il colpevole di tutto ciò che mi è accaduto: da bambino a Buenos Aires vidi Il Gattopardo e dissi: “voglio fare quello”.». Così i costumi di questa Sonnambula sono tutti su quello stile. «È un omaggio a Tosi, e a Visconti, ma fatto con una tecnologia moderna, dove i sipari dipinti diventano videoproiezioni».
Maestro de Hana, lei è sempre stato molto attento al tema dell'educazione dei giovani all'arte. Oggi che viviamo un momento generale assai cupo, è particolarmente pessimista?
«Le dirò. Stamane ho comprato tutti i quotidiani che ho trovato. Pensavano volessi leggere le recensioni a Medea , invece volevo soltanto farmi un'idea di quanto sta accadendo. Non mi fido più di nessuno. E la pluralità dei pareri può aiutare. Quanto all'educazione dei giovani, sono molto critico con quanto sta avvenendo in Italia, che considero casa mia: tornare a un solo maestro mi sembra folle, un passo indietro. Il grembiule in questo mondo consumista è perfetto. Quanto al compito di noi artisti, cerchiamo di fare quello che si può con il maggior sforzo possibile, ma la crisi mondiale nei teatri è drammatica. E in Italia ancor più. L'Italia non può chiudere i teatri lirici, sono la sua carta da visita all'estero».
MARIA PAOLA MASALA

08/10/2008