Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Sant’Elia, c’è posto per undicimila abitanti

Fonte: La Nuova Sardegna
18 aprile 2008

ROBERTO PARACCHINI

CAGLIARI. Nuove nubi per l’accordo di programma su Sant’Elia. Gli uffici dell’assessorato all’Urbanistica del Comune hanno spedito una lettere alla Regione per avere precisazioni sulla riqualificazione abitativa del rione. Secondo i materiali fatti avere il 4 aprile dalla Regione vi sono quattro ipotesi di intervento che prefigurano insediamenti abitativi per 6mila, 8 o 11mila abitanti. Le osservazioni dell’assessorato comunale precisano che a seconda dell’ipotesi abitativa scelta e del numero delle persone che potrebbero insediarsi all’interno dell’area, cambia la variante al piano urbanistico cittadino. Aspetto indispensabile per la ratifica dell’accordo di programma. «Quest’ultimo, infatti - spiega Massimiliano Tavalacci dell’ Udc e presidente della commissione consiliare all’Urbanistica - ha valenza anche di variante urbanistica. Ed è questo uno degli aspetti che rende obbligatorio il passaggio nel consiglio comunale visto che per questi cambiamenti è indispensabile il voto dell’assemblea municipale». La questione, quindi, non è secondaria. Indipendentemente dalla bontà o meno del progetto elaborato dall’equipe che fa capo all’architetto Rem Koolhaas, «si tratta di un problema molto importante - continua Tavolacci - per i servizi di zona: gli standars cambiano a seconda che si consideri una popolazione di seimila, ottomila o undicimila prsone. E questo va indicato nella variante al piano regolatore». Secondo l’opposizione, però, la questione può essere risolta anche in un altro modo. «Noi abbiamo proposto - precisa Ninni Depau del Partito democratico - di lavorare a un documento che supporti e integri l’accordo di programma: in cui inserire tutte le questioni che devono essere completate. Si tratta, naturalmente, di studiarne non solo i contenuti, ma anche la forma». Intanto la commissione consiliare all’Urbanistica continua il suo lavoro a marce forzate ma, sullo sfondo, le divergenze interpretative dei problemi restano. Sono sei i punti compresi nell’acccordo di programma firmato dal sindaco Emilio Floris e dal presidente della Regione Renato Soru il 28 di marzo e che l’assemblea muncipale dovrebbe ratificare entro il 28 di questo mese. Vediamo. «Le parti (...) si obbligano ad adottare gli atti di propria competenza finalizzati all’approvazione definitiva dei seguenti atti»: il museo dell’arte nuragica e contemporanea del Mediterraneo Betile; il programma di riqualificazione strutturale del quartiere di Sant’Elia, come previsto dal master plan; il porto dei pescatori di Sant’Elia; il progetto di sistemazione della fascia del lungomare: dal parcheggio dello Stadio di Sant’Elia al Lazzaretto; la passeggiata di collegamento tra il Lazzaretto e la Sella del Diavolo e il campus universitario di viale La Plaia. L’accordo ha previsto una serie di impegni reciproci, della Regione e del Comune. In particolare il governo dell’isola: approverà il progetto del porticciolo dei pescatori del borgo (pronto da tempo ma precedentemente bloccato); porterà avanti la riqualificazione abitativa dei palazzoni di Sant’Elia compresi tra la strada di circonvallazione sud e la via Schiavazzi lato mare, «e il completamento dei relativi servizi di quartiere»; realizzerà il museo Betile nell’area compresa tra il canale di Terramaini, il Favero e il mare; e cederà al Comune alcune aree militari dismesse. In campio il Muncipio provvederà alle variazioni del piano regolatore per il Betile e per la riqualificazione abitativa. Per il museo i problemi sono superabli, mentre per l’intervento sulle case - come accennato - vi sono questioni tecniche «molto delicate». Secondo il paster plan i palazzoni restano e saranno riqualificati. Nel frattempo gli abitanti alloggeranno in altre abitazioni realizzate nell’area (come mostra la foto centrale a sinistra dei palazzoni) e c’è l’ipotesi di spostare lo stadio - realizzato a forma di cavallo - di fronte al Betile. Le nuove rsidenze saranno poi immesse nel mercato, per rompere l’isolamento degli attuali abitanti. Ma le tre ipotesi proposte comportano: sia interventi tecnici urbanistici differenti, ma anche strategie di sviluppo della città molto diverse.