Villanova
Un quartiere diventato improvvisamente un deserto, con maggiore isolamento e meno possibilità di scambi sociali. A dieci giorni dall’av - vio della zona a traffico limitato e della zona pedonale, è questa l’opinione di tanti che vivono a Villanova. Una sensazione confermata dalle parole di tanti residenti, la maggior parte anziani. Ieri pomeriggio le strade erano deserte, con un surreale silenzio a farla da padrone. Le persone a passeggio si potevano contare sulle dita di due mani. Il Comune ha fatto sapere nei giorni scorsi che ci sarebbe stato un calo del traffico del 45 per cento. Dato che viene confermato, con visione negativa, da alcuni abitanti. Affacciato alla sua porta-finestra in via San Giovanni, c’è Gerardo Galasso, residente di 80 anni. «Sono vedovo, da quando non passano più auto c’è tanta tristezza e solitudine», afferma sconsolato, «i miei figli hanno dovuto chiedere un permesso al Comune per venire a trovarmi, vivono fuori città. A volte passava qualche amico più giovane in auto e potevi chiacchierare, ora siamo soli come i cani. Il traffico», conclude, «per me è sempre stato un piacere, c’era più vita». Marcella Gilio ha creato un angolo verde fuori dalla sua casa di via San Giovanni. «È positivo che passino meno auto, ma noi residenti non sappiamo dove parcheggiare», esordisce la signora, «nel parcheggio di viale Regina Elena aumenteranno il prezzo a 70 euro al mese, è folle. Non so più dove parcheggiare». All’altez - za di via San Giacomo ha deciso di fare quattro passi in solitudine Mario Meloni, ottantunenne residente in via Giardini: «Mia moglie è malata e devo accompagnarla all’ospedale molto presto, alle sei del mattino», spiega Meloni, «ma prima delle sette non posso spostare l’auto. Anche se sono vecchio guido ancora, ho parlato con alcuni negozianti di Villanova, da quando c’è la ztl sono in difficoltà. Siamo prigionieri», prosegue, «va bene lo stop alle auto in alcune ore, ma non hanno pensato a noi residenti in modo utile e sufficiente». Seduto in una panchina di piazza San Domenico, legge un libro all’ombra di un albero Giuseppe Salis. Settantaquattro anni, è nato a Villanova, in via San Giovanni. «Da qui non me ne sono mai andato, amo il mio quartiere. Purtoppo, da quando non passano più auto è diventato triste», constata Salis, «i miei colleghi pensionati venivano spesso a casa mia, ora siamo tutti irraggiungibili. Sarebbe meglio tornare al passato, quando noi avevamo più posti auto e eravamo raggiungibili a ogni ora, senza nessun problema». L’ultima testimonianza è quella di Elisabetta Murenu, che abita in via Sulis. «Prima tornavo fin sotto casa in macchina, potevo scaricare le buste della spesa e vivere la vita di tutti i giorni più tranquillamente», dice, « è vero che passano meno auto, ma ci sentiamo imprigionati anche noi». E qualcuno lancia un appello: qui serve almeno un bus navetta. Paolo Rapeanu