Con l’amministrazione Zedda che dichiara la resa si spera nel sovrintentendente Tola e si pensa al Tar
il progetto
Quattro piani a 70 metri dal santuario
In base a un piano attuativo approvato, l’impresa So.Del.Co intende costruire un edificio di quattro piani su un’area di 615 metri quadrati tra via Milano e via Taranto, a 70 metri dal santuario di Bonaria. Il progetto prevede anche un piano interrato di due metri per parcheggi e cantine. Il piano terra sarà destinato a uffici, i tre piani superiori a residenze private. Perchè il cantiere possa essere aperto manca l’autorizzazione della Sovrintendenza architettonica e il permesso di costruire.
CAGLIARI Forse c’è una remota possibilità di arginare questa marea di cemento: lo scrive Stefano Deliperi, responsabile del Gruppo di intervento giuridico, in una nota in cui polemizza a distanza con i “colleghi” di Italia Nostra. Secondo Deliperi servirebbe «un provvedimento consiliare di sospensione temporanea di ogni procedimento di nuova trasformazione edificatoria per l’avvio della redazione dell’adeguamento del Puc al Ppr, come previsto dalla norma, visto che i diritti acquisiti sorgono al rilascio del permesso di costruire». Deliperi chiede poi perché i manifesti del Comitato per la salvaguardia di Bonaria «non sono stati affissi quando l’allora sindaco Emilio Floris e la sua maggioranza portavano a compimento il loro delitto urbanistico-ambientale?». La replica di Maria Paola Morittu di Italia Nostra: «Noi c’eravamo anche allora, a difesa dei beni paesaggistici. Abbiamo preso parte a proteste e iniziative. Ora - spiega la responsabile giuridica dell’associazione culturale - stiamo chiedendo all’amministrazione Zedda quello che non siamo riusciti a ottenere da Floris. E’ una richiesta, non un attacco al sindaco e a questa maggioranza».
di Mauro Lissia wCAGLIARI Il permesso di costruire non c’è, il palazzo di quattro piani su via Milano, a settanta metri dalla basilica di Bonaria, può essere fermato. Con l’amministrazione Zedda che ha ormai dichiarato la resa, a bloccare il cantiere potrebbe essere la Sovrintendenza architettonica: quando il piano attuativo della So.Del.Co passerà agli uffici diretti da Gabriele Tola sarà valutata la compatibilità dell’edificio con il santuario, la necropoli e il cimitero monumentale. A quel punto si vedrà se davvero tutto fila liscio e la città dovrà ingoiarsi un’altro lascito della giunta Floris. L’altra possibilità è che il Comitato capeggiato dal regista Enrico Pau e dall’architetto Francesco Falqui trovi una strada tecnicamente percorribile per rivolgersi al Tar: serve un soggetto legittimato a rappresentare in giudizio un interesse legato al paesaggio urbano e alla tutela dei beni culturali. Finora Italia Nostra si è limitata ad appoggiare dall’esterno le iniziative di protesta del comitato, se i vertici dell’associazione decidessero di scendere in campo la battaglia giudiziaria si potrebbe aprire formalmente. Nel frattempo il Comitato va avanti con iniziative pubbliche, l’ultima i grandi manifesti coi quali chiede al sindaco di «liberare» dal cemento il quartiere attorno a via Milano. Posto che l’amministrazione comunale ha esaminato il problema e l’ha archiviato tra le missioni impossibili («tutto approvato dall’amministrazione Floris, non c’è nulla da fare») il Comitato ha lanciato una proposta: la tutela delle aree attorno al complesso di Nostra Signora di Bonaria sono a «tutela condizionata». L’idea - espressa il 4 aprile in una nota inviata al sindaco - è di inserire le aree nei programmi delle opere pubbliche espropriate, da destinare a verde pubblico attrezzato. Alla So.Del.Co - che si muove nella piena legittimità - potrebbe andare un’altra area comunale oppure una cubatura da cercarsi su una superficie privata. l’operazione - a giudizio del Comitato - sarebbe legale perché a prevederla è il regolamento edilizio all’articolo 35». Da consigliere dell’opposizione, Zedda aveva sostenuto pubblicamente lo stop al palazzo di via Milano. La sua posizione è cambiata davanti alle relazioni tecniche degli uffici comunali, che toglierebbero ogni speranza di compromesso. La delibera al centro del confronto è la numero 11 dell’8 marzo 2011, con la quale l’assemblea comunale a maggioranza di centrodestra, con soli 15 consiglieri presenti, ha dato il via libera alla So.Del.Co: pesa come un macigno ma - i casi Tuvixeddu e Malfatano insegnano - qualche volta i macigni possono essere rimossi. ©RIPRODUZIONE RISERVATA