Tutta la chiesa sarda saluta il Pastore. La sua linea: il concilio, il vangelo, i giovani
Ai fedeli: «Chiedo a voi di incoraggiarmi a sorridere»
Concilio, vangelo, giovani e solidarietà. Sono questi i punti cardinali del progetto pastorale del nuovo arcivescovo di Cagliari. Monsignor Miglio, “don Arrigo” come tutti lo chiamavano ad Ivrea, li lascia intravedere con chiarezza nella sua messa di ingresso nella sua nuova diocesi. Che si apre con un dono inatteso: quello di un bastone pastorale in argento, con scolpiti i patroni della diocesi cagliaritana, che gli viene offerto dal Vicario generale, Giovanni Ligas, a nome di tutta la comunità ecclesiale. Miglio lo guarda fra il curioso e il perplesso, perché deve lasciare quello in legno che gli aveva regalato Giovanni Paolo II a un raduno nazionale degli scout cattolici.
IL DISCORSO C'era molta attesa per la sua prima omelia. La Messa è solennissima. Concelebrano quasi 200 sacerdoti e 18 vescovi. C'è la chiesa di Ivrea, con il vecchio monsignor Bettazzi che proprio vent'anni fa lo consacrava vescovo. C'è la chiesa di Iglesias dove per sette anni, dal 1992 al 1999 svolse il suo ministero episcopale. C'è quasi tutta la Conferenza episcopale sarda, i vescovi emeriti, i provinciali degli ordini religiosi. Ma soprattutto c'è la chiesa di Cagliari, parroci e laici, che vogliono conoscere il nuovo Pastore.
Quando prende la parola «la tentazione forte è quella di non aggiungere nulla, ma scoppierebbe un caso giornalistico», accenna con un filo di ironia monsignor Miglio. Che, dopo i ringraziamenti di rito, arriva al cuore del suo progetto. «Punto di partenza è la riscoperta del Concilio Vaticano II, dei suoi documenti che, a dispetto dei 50 anni esatti dallo loro promulgazione, non hanno perso smalto e valore».
I GIOVANI Chiesa, quindi, «popolo di Dio in cammino, comunità umile e obbediente» nella quale l'autorità è servizio e il Vangelo l'unica parola di verità e giustizia. Un'attenzione tutta particolare il nuovo Vescovo la riserva ai «suoi» giovani, come già fece Papa Woytjla, il Papa delle Giornate Mondiali della Gioventù. Punta su di loro per la nuova evangelizzazione che deve abbracciare ogni uomo e tutto l'uomo, perché la crisi di oggi, ha detto ancora Miglio, «non è solo economica ma soprattutto crisi di speranza».
Non è una coincidenza che l'ingresso del nuovo arcivescovo abbia coinciso con la solennità della Madonna di Bonaria. Qui sono venuti, pellegrini in Sardegna, tre Papi e tutti e tre hanno ribadito la centralità del culto mariano. «Siamo nel Cenacolo con Maria», ha aggiunto monsignor Miglio, «perché Maria è figura della Chiesa obbediente alla Parola di Dio e solidale con chi soffre». Si levano alte le note dell'Inno alla Madonna di Bonaria quando Miglio passa fra la sua gente e la benedice, infrange il protocollo, va in mezzo ai fedeli, si fa finalmente «sardo fra i sardi». E chiude, la tensione alle spalle, con un appello: «Mi perdonerete se non sono fisionomista e chiederò a tutti di ricordarmi il nome, ma soprattutto non mi rimproverate se dimentico di sorridere, anzi incoraggiatemi a farlo». Detto, fatto. Perché, quello che esce dalla Basilica di Bonaria, è un Miglio addirittura raggiante.
Paolo Matta
Messa indimenticabile a Bonaria. Col sindaco anche i parlamentari Pili e Parisi
La Sardegna nel destino
L'abbraccio di Cagliari dopo i sette anni trascorsi a Iglesias
«Torno dopo 13 anni ma per me è come fosse la prima volta». Dopo il settennato ad Iglesias, ancora la Sardegna nel cammino episcopale di monsignor Miglio, ancora una realtà di disagio sociale e di sofferenza diffusa. Già sperimentata nel Sulcis e poi ad Ivrea con la crisi dell'Olivetti.
Il nuovo arcivescovo viene accolto, sul sagrato della Basilica di Bonaria, dal sindaco di Cagliari, Massimo Zedda. Che accosta la città capoluogo ad una sorta di novella Itaca, «approdo per gli ultimi, per tanti, troppi poveri». «Confermo il mio impegno e desiderio di collaborazione massima con le istituzioni», replica Miglio, «perché il servizio alla civitas resta una delle più alte forme di carità evangelica».
Inizia la Messa. Fra le autorità anche la presidente del Consiglio regionale Claudia Lombardo, l'assessore La Spisa, il deputato Arturo Parisi, il prefetto Balsamo. C'è anche Mauro Pili, che con Miglio si incrociò nella sua esperienza di sindaco di Iglesias. La navata di destra è interamente occupata da quasi 200 sacerdoti, che concelebrano con il loro nuovo vescovo nelle loro casule bianche.
In prima fila, nelle loro carrozzine, ci sono i malati dell'Unitalsi con i quali monsignor Miglio ha condiviso per tanti anni l'esperienza del pellegrinaggio a Lourdes. Sull'altare diciotto vescovi, il preside della Facoltà Teologica, i superiori degli ordini religiosi. Ma il diacono che proclama il Vangelo è un uomo sposato, Ignazio Boi, che proviene delle fila delle Acli. Quasi duecento coristi animano la Messa, “Cuncordia a launeddas” suonano all'offertorio ma è tutta l'assemblea che canta “Di Bonaria celeste regina” al termine di una Messa indimenticabile. (p.m.)