Anteprima film
di Sabrina Zedda
CAGLIARI
AntonioGarau,89annitra pochimesie modi eleganti da gentleman, è uno dei pochi in Sardegna che può ancora raccontare la Resistenza. Cagliaritano figliodiunafamiglia agiata,nonavrebbe mai immaginato da adolescente che, prima di compire i vent'anni, avrebbe abbracciato un giorno la causa della rivoltaalfascismo. La sua testimonianza di partigiano è oraraccoltain“Geppeeglialtri, film sul partigiano Garau”, pellicola realizzata da Francesco Bachis, Giuseppe Caboni, Walter Falgio, Francesco Capuzzi e Laura Stochino, in collaborazione con l'Istitutosardoperlastoria della Resistenza e dell'Autonomia e il Laboratorio di etnografia visiva dell'Università di Cagliari, e presentata ieri sera all’interno dell’aula del Consiglio comunale gremita. Oltre cinquanta minuti, estrapolati daungirato diventunoore,frutto diun lavoro partito nel 2007 e costato appena 150 euro: il solo denaro necessario all'acquisizione dei nastri, svela FrancescoBachis. Protagonista è il solo Antonio Garau, Geppe, il suo nome di battaglia con il quale lo chiamavano i compagni di lotta antifascisti, invitato, con la formula dell'intervista, a raccontare e a raccontarsi. Ecco allora questo anziano signore vestito in elegante abito blu, che ripercorre con una memoria prodigiosa anche il più piccolo dettaglio: la famiglia, l'infanzia a Cagliari, dove era stato balilla, sino all'Accademia aeronautica a Roma negli anni in cui alle persone si passòadaredel “voi” alposto del“lei”. «Un giorno ci fu un black out_ così ha raccontato ieri sera Antonio Garau_ e uno di noi azzardò a urlare “Viva il socialismo!”. Sapevamo chi l'aveva detto mainterrogati non facemmo mai il suo nome». Pochi giorni dopo arrivò l'armistizio del governo Badoglio, che lasciò l'Italia senza una guida: nel caos generale Geppe scappò a Modena da alcuni parenti, e qui conobbe i contadini e gli operaimodenesi. Gente che viveva ogni giorno conuntozzodipaneeche, nelracconto dell'ex partigiano,guardavaconinvidia i ritratti del Duce, «Bello, grasso, non certomagrocomenoi...»,dicevano. Nella rossa Emilia, Antonio Garau conobbe l'antifascismo, e in poche settimane con altri partigiani organizzò la resistenza nei cascinali chiamando a raccolta altri giovani che potevano combattere i fascisti e i nazisti, dando vitaalla Brigata“AldoCasalgrandi”. «Ad appoggiarci c'erano anche alcuni preti che rischiarono grosso», ricorda il comandante Geppe. Nel documentario Garau non cede alla malinconia, né al melodramma. Neppure quando ripercorre le torture subite dai tedeschi: «Quelle botte vi dico che erano proprio cattive» sottolinea. Il 23 aprile del '43 liberò Spilamberto, comune del modenese prima ancora che arrivassero gli alleati. Finita la guerra con le armi, restava da combattere quella difficile per diffondere la democrazia a chi era abituato al vecchio Regime. E i partigiani non piacevano tanto al potere. Fu anche per questo che nel '49, di ritorno nella sua Cagliari, Garau non fu accolto abracciaaperte. «Soloquandodivenne presidente Pertini i partigiani divennero eroi». Sin qui il racconto nel film. Invitato a parlare alla folta platea, il piglio decisolasciaperòilpostoalcuoreealla commozione nel ricordare quanti cadderoinquellegiornate di Resistenza