I gestori: «Servono dei vetri per proteggere le terrazze da vento e sabbia»
Inaugurato il primo chiosco, entro maggio gli altri
I primi clienti della Sella del diavolo hanno la faccia di chi non aspettava altro: la maglietta va via con una mossa veloce, chi non può si rimbocca le maniche e orienta bene la sedia, in modo da essere investito in pieno dai raggi del sole d'aprile. E pazienza se le nuvole, ogni tanto, ricordano che l'estate è ancora lontana.
Il giorno numero uno nel Poetto dell'era Zedda è un appuntamento che gli amanti della spiaggia non potevano perdersi: «Domenica decine di persone ci hanno chiesto di aprire in anticipo, ma non abbiamo potuto farlo perché dovevamo terminare i preparativi», racconta Giovanni Cogoni, titolare del chiosco della Prima fermata, gestito insieme ai due figli.
I PROGETTI I nove baretti che il consorzio Poetto services sta realizzando sul lungomare saranno tutti uguali: si entra camminando su una passerella in legno con corrimano in metallo, il corpo centrale - sopraelevato di 50 centimetri - è diviso in una zona dedicata alla vendita, una piccola cucina dove vengono preparate focacce e panini e un bagno per i dipendenti. All'esterno altri due servizi per i clienti. Tutto in legno bianco, così come la tettoia che fa ombra sulla piccola terrazza di circa venti metri quadri. I tavolini sono al livello della spiaggia, in un'area protetta da ombrelloni (ieri non erano ancora a disposizione) dove i gestori sperano di poter installare delle barriere: «La sabbia, portata dal vento, è fastidiosa per i clienti», spiega Cogoni. Difficilmente però sul Lungomare si potranno rivedere le vetrate che quasi tutti i chioschi avevano prima delle demolizioni: i titolari delle concessioni dovranno seguire alla lettera il progetto approvato dal Comune, che non prevede nessuna separazione tra la spiaggia e le terrazze del chiosco.
I CANTIERI Nel frattempo gli operai hanno continuato a lavorare al Palm Beach, al Lanterna rossa e al Twist: la gru ha posato sulle pedane sopraelevate i monoblocchi di legno (bianchi e verdi) su cui poi verranno assemblate le altre parti della struttura. «Entro metà maggio quasi tutti i cantieri saranno chiusi», assicura il presidente del consorzio Sergio Mascia, che ieri ha assistito ai lavori insieme all'assessore all'Urbanistica Paolo Frau e al suo staff e al consigliere comunale di Sel Sergio Mascia. In via Roma si continua a lavorare al Piano di utilizzo dei litorali: l'obiettivo è quello di approvare il documento entro la fine dell'anno per evitare che i chioschi, appena costruiti, vengano smontati. Perché al momento le linee guida prevedono proprio questo: le attività dei baretti devono finire il 31 ottobre, anche se il Consiglio comunale ha chiesto di prorogare la stagione almeno fino a gennaio. Si vedrà.
Michele Ruffi
Titolare del Palm beach
Assunta, decana
di una spiaggia
che riparte
«Se mi piacciono questi chioschi? Funti pitticcheddus , però vanno bene, basta che ci facciano lavorare». Maria Assunta Cabras è la decana dei chioschi: li ha visti nascere negli anni Ottanta quando erano solo un prefabbricato di cemento, poi ha osservato il litorale cambiare volto sotto il bisturi del ripascimento e dell'anarchia architettonica seguita da gran parte dei concessionari del Poetto. Ieri il suo chiosco Palm beach ha iniziato a (ri)prendere forma: le gru hanno poggiato sulla terrazza il blocco di legno, che nei prossimi giorni verrà completato da bagni e tettoia. Lei dice di essere pronta a ripartire: «Lavoro da quando ero piccola, qui al Poetto sono al trentaduesimo anno. E non voglio smettere: ho delle persone che mi aiutano, potrei ritirarmi ma non lo faccio perché mi piace il rapporto con la gente, con i clienti, non ne potrei mai fare a meno».
Il nuovo disegno dei baretti va bene anche se «ci vorrebbe una barriera per separare la terrazza dalla spiaggia. Se c'è vento la sabbia vola e ai clienti non piace. Però non mi lamento, continuo a lavorare e a dare lavoro». Per l'estate assumerà due persone: «Gli anni scorsi prendevo quattro o cinque ragazzi, ma la clientela non mancava. Ora non sappiamo neanche se dovremo smontare tutto a fine stagione, come si fa a programmare qualcosa in queste condizioni?». ( m.r. )