Iniziativa legale contro lo stop del consiglio comunale di centrosinistra al progetto Residenza del Parco a Terramaini
di Mauro Lissia
wCAGLIARI Si chiama Residenza del Parco, un villaggio fatto di case a due piani da realizzarsi a Terramaini. I proprietari erano pronti a partire coi lavori quando il nuovo consiglio comunale ha bocciato il progetto di Enrico Sandoli lasciando i proprietari con un palmo di naso. Era il 18 ottobre dell’anno scorso: quel «no» chiaro e irrevocabile espresso dal centrosinistra è stato uno dei primissimi atti della nuova maggioranza di governo comunale, ispirata a una politica di contrasto al cemento generalizzato. La partita sembrava chiusa, ma ora il consorzio dei proprietari - di cui curiosamente fa parte la Regione, che possiede il 18 per cento dell’area - ha deciso di rivolgersi al Tar perchè i giudici dichiarino illegittima la delibera con la quale il consiglio comunale ha fermato le betoniere vicino allo stagno di Molentargius. Il ricorso firmato dagli avvocati Giampiero Contu e Carlo Castelli è stato depositato in questi giorni. Le parti rappresentate sono nomi eccellenti: Cesare, Guglielmo, Maddalena e Adele Fantola, Daniela Sicbaldi, poi il costruttore Raimondo Cocco e l’imprenditore Paolo Bayre, titolare del ristorante il Convento di San Giuseppe. La vicenda, ricostruita nelle venti pagine dell’atto, appare chiara. Si parte a febbraio del 2008, quando l’ingegner Sandoli chiede formalmente al Comune l’assenso al programma di riqualificazione urbana «Residenza del parco». Trattandosi di un piano di attuazione serve un parere preventivo e il 22 ottobre 2009 arriva l’ok dell’amministrazione a partecipare al progetto. Ci sono infatti aree destinate a servizi pubblici da gestire. Il 24 ottobre 2008 il progettista incassa anche la valutazione positiva della Regione, che come proprietaria di una parte dell’area interessata dal piano viene invitata a parteciparvi. Da viale Trento arriva l’autorizzazione a richiedere il parere preventivo al Comune, come prevede l’articolo 15 del regolamento edilizio comunale. Il dialogo con le amministrazioni va avanti e circolano anche sui giornali le simulazioni grafiche del villaggio, sicuramente non un quartiere popolare ma un insieme di villette mono e bifamiliari alte al massimo due piani. Contro l’iniziativa immobiliare si sollevano alcune voci di ecologisti, che ne mettono in dubbio la validità. Sembra che tutto fili liscio fino al 18 ottobre scorso, quando il nuovo consiglio comunale vota per la bocciatura. Non c’è una delibera ma il «no» risulta dal verbale della seduta. Per gli avvocati Contu e Castelli quel diniego è illegittimo perchè ispirato da «motivazioni di carattere politico che non tengono conto dell’iter procedimentale del progetto». Sul piano formale poi - stando al ricorso - mancano una serie di passaggi che avrebbero consentito al progettista di proporre valutazioni di merito. Come dire che quella bocciatura - così sostengono i legali - viola il regolamento edilizio comunale.Ora la questione va nelle mani del Tar. La causa dev’essere ancor assegnata, impossibile prevedere i tempi della decisione.