Un insolito docente in facoltà di Lingue per una lezione di comunicazione
Sullo stadio frecciate al veleno su Zedda e Floris
Vedi la foto
Il sogno di uno stadio tutto del Cagliari, le frecciate al veleno contro il sindaco, la guerra sui debiti del Sant'Elia fino alla prospettiva Quartu, ormai dietro l'angolo. E poi questi ultimi vent'anni alla guida del club rossoblù «perché ormai sono un ostaggio di questa società», la sua fama da mangiallenatori e il suo acquisto più importante: «Forse Daniele Conti». Massimo Cellino indossa gli abiti del docente e diventa il protagonista di una lezione di giornalismo, fra gli informatissimi studenti della facoltà di Lingue. I ragazzi ascoltano con attenzione, lui lancia un appello controcorrente: «Internet? È la morte del cervello, una vita virtuale che vi porta via gli anni migliori. Dovete pensare a fare sport».
CONTRO TUTTI Un'ora, un diluvio di parole, ricordi e considerazioni anche amare. Massimo Zedda è il primo bersaglio del presidente del Cagliari, sullo sfondo il duro confronto sullo stadio: «Il sindaco? Non posso giocare con i bambini. Non sarebbe giusto fare braccio di ferro con lui. Ho 55 anni, potrebbe essere mio figlio». E non può mancare l'accostamento con Emilio Floris, da tempo bersaglio di Cellino per il caso Sant'Elia: «C'è bisogno di aiutare questo ragazzo per rimettere in piedi questa città, che è stata distrutta dall'amministrazione precedente».
IL CONTENZIOSO Dagli universitari sono arrivate domande tecniche, di stretta attualità calcistica, personali ma anche legate al confronto col Comune. Ed è riaffiorato anche nell'aula di via Santa Margherita il clima di gelo con Zedda, dopo la richiesta di via Roma di pignorare i conti correnti del Cagliari in Lega e a Sky per i vecchi debiti sullo stadio: «Ho detto al Comune: se ti devo quei soldi, te li pago. Ma andiamo davanti a un magistrato, facciamo un collegio arbitrale e in trenta giorni ci dice se e quanto devo». Al centro, c'è sempre il Sant'Elia: «Stanno spendendo soldi per uno stadio completamente fuori norma. E stanno continuando a buttare denaro». La Lega di serie A, dopo un carteggio col Comune, ha inviato gli ispettori al Sant'Elia: «Ci sarà la resa dei conti e vedremo chi ha ragione». Sembra vicino l'accordo con Quartu: «Intanto facciamo le corna», Cellino non si smentisce, «le esperienze passate mi hanno fatto capire che per costruire qualcosa, anche uno stadio, bisogna fare una guerra punica. Perciò non mi illudo». Meglio aspettare che sia tutto nero su bianco. «Ma non gioisco nemmeno se vedo il documento firmato, dopo aver visto come siamo stati cacciati dalla nostra città».
I PREFERITI E alla fine, domande in libertà, più cuore che calcolo: «Tanti gli acquisti che ho fatto, molti quelli riusciti, forse il più importante è Daniele Conti». Gli allenatori: «Per uno che non sono riuscito a mandar via, per rispettare l'uomo, ho passato quattro anni in serie B», ha detto, ricordando la sfortunata stagione legata a Tabarez e a Ulivieri, tecnico a cui si riferiva. «D'altronde, quando si è a capo di un'azienda, i sentimenti sono un lusso troppo grosso». Cellino, che ha accuratamente evitato di replicare alle domande dei pochi giornalisti mimetizzati fra gli attenti intervistatori universitari, si è poi lasciato andare a ricordi legati anche alla politica: «Fino a quando sarò presidente del Cagliari sarò presidente di tutti i colori. Ho fatto un grosso errore: sono stato obbligato a candidarmi politicamente per una serie di circostanze ed è stata la cosa più mortificante della mia vita. Quando uno è presidente del Cagliari deve essere presidente di tutti, non deve esistere il colore politico». La bandiera: «Se dovessi andare a votare domani? Non andrei perché non saprei chi votare e mi vergogno di aver votato in passato». E poi «perché continuo a fare il presidente?», si chiede nel silenzio assoluto, «perché non posso sottrarmi, ormai sono ostaggio del Cagliari».
Enrico Pilia
Sara Marci