POLITICHE SOCIALI
di Stefano Ambu wCAGLIARI Un laureato in ingegneria di Quartu che ha distribuito volantini e per un breve periodo ha fatto il commesso in un grande magazzino: vive a casa dei genitori. Ma c’è anche una ragazza che di lauree ne ha due. E, tra parentesi, ha anche due bambine: guadagna un po’ di soldi facendo la baby sitter e assistendo un’anziana. Due casi portati come esempio di nuove povertà: ci sono ambizioni, cultura, sostegno delle famiglie. Ma alla fine i soldi non bastano. E domani chissà come andrà a finire. I risultati di un lavoro, ancora in fase di svolgimento, condotto dall’Osservatorio delle politiche sociali sono stati presentati ieri mattina nel corso del seminario conclusivo del progetto Safe (sicurezza, apprendimento, fiducia, esperienza) promosso dall’ente intermedio. «Le nuove povertà coinvolgono fasce della popolazione che prima si pensava fossero immuni, dalla piccola e media borghesia – spiega Giuseppe Fara, responsabile dell’Osservatorio – e i primi mesi del 2012 confermano un peggioramento dell'area del lavoro. I Problemi sono quasi sempre legati ad assenza o perdita di occupazione». La percentuale di famiglie in condizione di povertà relativa sul totale delle famiglie residenti è del 22,3%. Ed emerge un altro dato molto preoccupante. La percentuale di donne inattive sul totale della popolazione femminile nella fascia d'età tra i 25 e i 34 anni è del 38,1%, quasi due punti in più rispetto al dato sardo. «Una situazione che peggiora – ha detto Fara – sopratutto in considerazione dell'aumento del 4,6 per cento dei prodotti ad alta frequenza di acquisto». E gli ammortizzatori sociali diventano i genitori: in molti casi il reddito di papà e mamma diventa l'unico sostegno per i componenti più giovani. Aumentano i numeri delle imprese che chiudono. E crescono in misura molto consistente i capi famiglia che perdono il loro posto di lavoro. In questi casi la famiglia passa da una condizione di "normalità" a una di "deprivazione" (non riuscire a sostenere spese impreviste, avere arretrati nei pagamenti, non potersi permettere una settimana di ferie, non poter acquistare un'auto o una lavatrice). Praticamente l'anticamera della povertà estrema. La situazione in prospettiva peggiore? Forse quella dei Neet (Not in education, employment or training), i giovani tra i 15 e i 29 anni che, come diceva una vecchia canzone dei Cccp, non studiano e non lavorano.