Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

Monta la rabbia degli operatori: solo con i tagli non c’è un futuro

Fonte: Sardegna Quotidiano
19 aprile 2012

CULTURA

 

Privati di gran parte dei fondi che finora avevano garantito loro la sopravvivenza e sfrattati da luoghi diventati nel tempo non solo spazi di aggregazione ma veri e propri simboli: è questa la situazione degli operatori della cultura nella Provincia di Cagliari. La seconda giornata degli stati generali della Cultura, andata in scena ieri, a cinque mesi dalla prima perché rimandata a causa dello sciopero di novembre scorso, è stata un’occasione per discutere delle enormi difficoltà che il settore culturale sta affrontando a causa della crisi e delle scelte della politica. Ad aprire i lavori, dopo l’in - troduzione del presidente del Consiglio provinciale Roberto Pili, è stato l’assessore provinciale alla cultura Francesco Siciliano: «Dobbiamo fare un lavoro di analisi per trovare sinergie. La penuria di risorse ci costringe a individuare e costruire dei percorsi condivisi, la crisi del settore è sotto gli occhi di tutti ma la cultura può e deve essere un investimento». L’assessore, ha ricordato le possibilità del settore: « Nell ’ultimo anno, nei teatri si sono staccati lo stesso numero di biglietti che negli stadi italiani». Il soprintendente Marco Minoja, nel suo intervento, ha sottolineato anche l’ottima prestazione dei musei del Sud Sardegna: « Nell ’ultimo anno c’è stato un incremento degli ingressi. Inizialmente pensavamo fosse dovuto alla mancanza di un ticket di ingresso, ma il dato ha tenuto anche quando il biglietto è stato reintrodotto». Il soprintendente ha sottolineato l’importanza della collaborazione con l’amministrazione comunale e provinciale, quindi ha annunciato che «grazie ai fondi del Cipe verrà riaperta la sede storica del museo archeologico in piazza Indipendenza. Cercheremo, come soprintendenza, di fare la parte che ci spetta nella valorizzazione della città».

UN SETTORE IN SOFFERENZA Nonostante le potenzialità dell’intrattenimento culturale però, gli operatori continuano a soffrire. «Chi si occupa di cultura oggi, spesso vive sotto la soglia di povertà», ha riconosciuto Claudio Uccheddu (Pd), presidente della commissione provinciale Cultura. Nel corso del suo intervento, Uccheddu ha denunciato l’impossibilità della Provincia di dare risposte concrete agli operatori. «In questo settore dovrebbero concentrarsi gli investimenti più importanti per il nostro futuro, ma con tutte le limitazioni imposte dal patto di stabilità e con un bilancio decurtato del 70 per cento come è possibile programmare e dare risposte?». Di fronte alla crisi, le amministrazioni hanno tagliato i fondi destinati alla cultura, ma ciò che le associazioni lamentano, forse più della decurtazione delle risorse, è la mancanza di una progettualità. «Siamo delusi dalla mancata concertazione, dal fatto che le nostre proposte non siano mai state prese in considerazione. Ancora attendiamo di conoscere quali siano le posizioni della Provincia e del Comune: dove sono le sinergie di cui si parla in tutte le occasioni? », si domanda Stefano Grassi dell’associazione ManRay. «Se non ci sono fondi, almeno si assegnino strutture alle associazioni», dice Michela Fortunato, presidente dell’asso - ciazione “Teatro I”. «La crisi deve portare a fare scelte precise, a distinguere tra le produzioni professionali e quelle amatoriali e dilettantistiche a favore delle prime», ha sottolineato Tiziana Troja delle LucidoSottile dopo aver ricordato la vicenda dello sfratto da parte del Comune di 19 associazioni culturali dalla sede storica dell’Ex liceo Artistico. «Spazi e fondi sono fondamentali per la nostra sopravvivenza- attacca l’attrice -, bisogna avere il coraggio di dire no ai dopolavoristi del settore».

Particolarmente dura la presa di posizione di Gianluca Floris, coordinatore di laboratorio 5: «La cultura è il nostro pozzo di petrolio, è welfare. Dire che non ci sono soldi per la cultura è miope: bisogna investire per il futuro stesso delle prossime generazioni». Floris punta il dito contro i tecnici che lavorano nelle amministrazioni. «Servono persone competenti nei posti di decisione: basta con la logica del branco, non si possono dare ruoli importanti basandosi più sull’apparte - nenza politica che sulle capacità». Michele Salis