Il caos Imu è alle porte. Chi si appresta a versare la prima rata dell'Imposta municipale unica, avrà tempo fino al 18 giugno, ma ancora, a due mesi di distanza dalla scadenza, le incertezze permangono. I Caf, i centri di assistenza fiscale che aiutano i contribuenti a compilare le dichiarazioni dei redditi, sono subissati di richieste di informazioni sulle aliquote da applicare, le detrazioni e i moduli da utilizzare. Ecco alcuni chiarimenti.
LE SCADENZE Per individuare le scadenze c'è da fare una distinzione tra prima e seconda casa. Per l'abitazione di residenza, l'imposta potrà essere versata in due o tre rate (la scelta viene lasciata al contribuente), mentre per le seconde case e gli immobili commerciali le scadenze sono solo due: il 50% entro il 18 giugno e il conguaglio entro il 17 dicembre. Nel primo caso, l'acconto dovrà essere versato entro il 18 giugno, l'eventuale seconda rata entro il 17 settembre e il conguaglio entro il 17 dicembre.
LE ALIQUOTE Il Governo ha chiarito che la prima rata (entro il 18 giugno) dovrà essere calcolata con le aliquote base e le detrazioni fissate dal Governo. Alcuni esperti, tuttavia, sostengono che se il Comune ha già deliberato sull'aliquota da applicare, il calcolo vada fatto già con questo dato. Per cui potrebbe anche capitare, se il Comune ha deciso di ridurre l'aliquota o di intervenire sulle detrazioni, che non sia dovuto nulla per la prima casa. Solo in questo caso si può omettere il versamento, ma i Caf attendono ancora chiarimenti, che dovrebbero arrivare con una circolare esplicativa in questi giorni. L'applicazione delle aliquote base per il calcolo dell'acconto prevede dunque il 4 per mille per la prima casa e il 7,6 per mille per la seconda e gli immobili commerciali.
IL CALCOLO Per sapere, dunque, quanto andrà pagato a giugno, si deve calcolare il totale da versare nel corso dell'anno sulla base delle aliquote base (e delle detrazioni nel caso di prima abitazione), e poi dividerlo in due rate (oppure tre se si opta per questa possibilità sulla prima casa). In altri termini, se si vuole versare l'imposta sulla prima abitazione in tre rate, un terzo va versato entro il 18 giugno, un terzo entro il 17 settembre, mentre l'ultima tranche (17 dicembre) sarà un conguaglio, dopo che il Governo avrà deliberato se lasciare invariate le aliquote oppure modificarle.
I VERSAMENTI La prima rata (e anche quella di settembre per i proprietari delle prime case che scelgono questa opzione) va versata soltanto con il modello F24, mentre a dicembre si potranno utilizzare anche i bollettini. Il versamento va fatto in banca oppure in un ufficio postale. Nel caso si abbiano crediti nei confronti del Governo, con l'utilizzo del modello F24 si possono anche compensare le spettanze attese dallo Stato per imposte versate in eccedenza in passato.
IL 50% VA ALLO STATO Per quanto riguarda le seconde case e gli immobili commerciali, non va dimenticato che il 50% del gettito Imu andrà allo Stato. Questo significa che i contribuenti dovranno indicare nel modello F24 quanta parte dell'aliquota andrà al Comune e quanto all'amministrazione centrale. Come si fa? Non sarà semplice. La metà dell'aliquota base 7,6 per mille, cioè il 3,8 per mille andrà allo Stato, mentre il resto sarà del Comune. Se però quest'ultimo deciderà di aumentare l'aliquota (per esempio, portandola al 9 per mille), la quota eccedente andrà per intero all'amministrazione comunale (nell'esempio fatto sopra, la differenza tra il 9 e il 3,8 per mille). Il calcolo, tuttavia, non lo farà il ministero delle Finanze ma il contribuente.
LE DETRAZIONI L'aliquota del 4 per mille e la detrazione fino a 200 euro (più altri 50 per ogni figlio fino a un massimo di quattro per un totale di altri 200 euro) può essere applicata soltanto sulla prima casa. In sostanza, si possono ottenere gli sconti soltanto sull'abitazione di residenza. Per quanto riguarda gli anziani ospitati nelle case di riposo o i disabili ricoverati in centri specializzati, è stato previsto un emendamento, inserito nel decreto sulla semplificazione fiscale: potranno comunque pagare l'imposta per la prima casa anche se attualmente non ci risiedono. Anche gli italiani che vivono all'estero per questioni di lavoro potranno pagare l'imposta considerando l'abitazione dove risiedono in Italia come prima casa.
Giuseppe Deiana