I COLLATERALI.
Aprono la teca per offerte, fiori, lettere, ex-voto
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Da alcuni anni, irrinunciabili figure che, senza un attimo di tregua, debbono vigilare sulla sicurezza attorno al cocchio prima, al carro di campagna poi, dall'uscita del Santo sino al suo rientro a Stampace quattro giorni dopo.
Sono i confratelli collaterali, schierati ai lati della teca a vetri che contiene il simulacro del Santo: sono loro, e solo loro, che possono aprire e chiudere le portine per consentire di depositare, ai piedi della Statua, un fiore, una lettera, un'offerta, un gioiello di famiglia.
Un tempo la sicurezza del corteo era affidata ai miliziani quando non era infrequente che, soprattutto nei secoli scorsi, la processione fosse oggetto di scorribande da parte di predoni e banditi in cerca di facili bottini. Oggi da temere è soprattutto la ressa che, per troppo affetto, si crea attorno al Santo. Col rischio - come si è verificato qualche anno fa a Sarroch - di danni seri alla Statua lignea: in quell'occasione fu spezzato un dito della mano sinistra, prontamente raccolto e poi riattaccato con una delicata operazione di restauro. I momenti più impegnativi per i collaterali (nominati ogni anno alla vigilia della processione di maggio) sono soprattutto quelli lungo le strade di Cagliari, all'andata e al rientro. Centinaia le persone che vorrebbero, anche solo per un istante, toccare il mantello del Santo, sfiorare le sue mani, accarezzargli il volto.
Tanti i malati, gli anziani, le mamme disperate. Troppi… Eppure i placidi buoi del giogo vengono continuamente fermati. Una, dieci, cento fermate. Alla fine la statua quasi sembra galleggiare fra mazzi di fiori, lettere, offerte, ex-voto. Perché, lo sanno bene le sue “guardie del corpo”, Sant'Efisio è di tutti.
(p.m.)