Poetto
AL LAVORO I tecnici incaricati dal tribunale per la causa civile sul ripascimento scavano per analizzare i tre strati dell’arenile circondati da una folla di curiosi: «Non fate altri interventi»
Tre uomini armati di pala scavano nella sabbia scura. Raccolgono in strani sacchetti campioni delle diverse tipologie di arena che affiorano. Quindi, documentano tutto con la macchina fotografica. Una scena troppo inusuale per non suscitare l’interesse dei tanti cagliaritani che ogni giorno vivono il Poetto: i più curiosi interrompono la passaggiata e si fermano attorno ai pozzetti, in un primo momento soltanto per chiedere cosa stia succendendo, poi per ascoltare la storia della spiaggia, attraverso le spiegazioni dei tecnici che leggono i diversi strati quasi fossero i cerchi di un albero tagliato.
Gli uomini che scavano alla prima fermata, sono periti del tribunale, nominati per raccogliere campioni di sabbia nell’ambito del procedimento civile sul ripascimento. Mentre lavorano, i tre non si sottraggono alle curiosità dei passanti. «Il primo strato, quello più superficiale, che misura in questo punto circa 50 centimetri è quello del ripascimento» spiega il geologo Roberto Pischedda.La sabbia “nuova”’ è costituita da minerali pesanti, e da frammenti con una pigmentazione scura: «Può essere definita un’arena primordiale - dice il geologo - meno raffinata di quella sottostante». Il secondo strato, circa 15 centimetri, è quello del 2002: «Sabbia matura - spiega ancora Pischedda - più chiara perché formata da quarzo, feldspato e conchiglie». Il terzo strato, leggermente più scuro rispetto al precedente e più antico, data la sua composizione sembrerebbe essere stato, in altri tempi, in superficie. Ciò che suscita maggiore interesse per i passanti, è senza dubbio il primo strato, quello del ripascimento. La sezione di sabbia grigiastra, dopo dieci anni, mostra i primi segni dell’azione del mare: i detriti più pesanti stanno finendo sul fondo, e la grana più fine rimane in superficie. Ma se qualche lieve differenza nella grossezza della sabbia può essere notata anche dopo questi primi dieci anni, sarà difficile rivedere un arenile candido come quello del 2002: «Perché una sabbia come quella del ripascimento raggiunga lo stato di raffinazione dell’al - tra che ora sta sotto, sono necessari migliaia di anni di lavoro della natura », spiega Pischedda.
L’intervento del 2002 è una ferita ancora aperta per i cagliaritani, un argomento sul quale non si limitano ad ascoltare: «Credo che il ripascimento andasse fatto» dice Giorgio Astero, 71 anni, «certamente sono stati commessi degli errori ma ora bisogna lavorare per evitare che il mare continui a rimangiarsi la sabbia». In pochi sono d’accordo sull’idea di un nuovo intervento, neppure se preceduto da studi approfonditi. «Sarei contraria. Ne facessero altri dieci peggiorerebbero soltanto le cose - dice Isabella Muntoni, 65 anni, - piuttosto facciano qualcosa per arginare l’erosione » . «Il vero danno è stato fatto quando hanno tolto i casotti senza pensare ad un metodo per mantenere la sabbia bianca - sostiene Maria Gilberta Floris, 64 anni - e ancora oggi, la sabbia più fine continua a volare sulla strada ». Michele Salis