Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Quando i cani si trasformano in dottori

Fonte: L'Unione Sarda
18 aprile 2012

VIA ROMAGNA. Ventisei pazienti del centro Alzheimer inizieranno un percorso di pet therapy
 

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Sono in grado di stimolare la sensibilità, il senso di rispetto e la memoria a breve termine. Per questo i cani del Cud (Cani per utilità e difesa) sezione di Cagliari (sede legale ad Assemini), vengono impiegati in vari progetti di pet therapy (terapia con animali domestici) della città e dell'hinterland.
Proprio in questi giorni ne è stato approvato uno al Centro diurno per Alzheimer di via Romagna. Ventisei pazienti, sette dei quali gravi, inizieranno un percorso di pet therapy con esemplari di border collie, setter, jack russel, cani da caccia e meticci. «Inizieremo con quattro incontri-pilota per conoscerci bene, - spiega Manuela Satta, pet operator della scuola cinofila - poi andremo avanti col progetto vero e proprio».
Alla fisioterapia standard abitualmente somministrata agli anziani se ne accosterà presto una coi cani: semplici gesti come la spazzolatura o il lancio della pallina in grado, tuttavia, di rallentare il decorso dell'Alzheimer. «La memoria dei pazienti verrà stimolata attraverso domande sui cani che hanno scelto e sulle azioni compiute o da compiere con loro».
All'interno del Cud, affiliato Enci (Ente nazionale della cinofilia italiana) nel 2009 ma presente in città come scuola cinofila dal '98, fanno capo diverse professionalità: il responsabile del centro e istruttore cinofilo qualificato Enci Daniele Scarano, la psicologa abilitata per la pet therapy Flavia Sodani, un veterinario e la Satta.
 

OLTRE LE SBARRE Il progetto con gli anziani affetti da Alzheimer non è l'unico attivo al momento.
Il primo, iniziato un mese e mezzo fa in collaborazione con l'associazione “Oltre le sbarre”, vede protagonisti i ragazzi del carcere minorile di Quartucciu: inizialmente si avvicinarono ai cani solo cinque ragazzi, poi via via sempre di più. Attualmente 17 ragazzi partecipano agli incontri, due o tre volte alla settimana, con gli amici animali della scuola cinofila. «I risultati raggiunti coi minori del carcere ha sorpreso anche noi», ammette la Satta. «Ci avevano avvertiti sulla difficoltà di riuscire a coinvolgere i ragazzi in attività esterne: coi nostri cani hanno stabilito invece un rapporto bellissimo. Li tutelano, li coccolano, li premiano, si prendono cura di loro. E aiutano anche noi a scaricare gli attrezzi e realizzare i percorsi di agility». Come ieri pomeriggio, quando i giovani dell'istituto penale, nelle due ore previste, hanno fatto partecipare i propri "amici" cani a una gara.
Progetti per il futuro? «Desideri, più che altro. La pet therapy non è ancora riconosciuta ufficialmente in Italia - nonostante nel nord se ne faccia largo uso - e questo ci penalizza parecchio. Vorremmo poter praticare la terapia negli ospedali, nelle case di cura e di riposo, nelle scuole: i benefici a livello psicologico sono evidenti a tutti. Ma non è facile: in Italia, e ancor più in Sardegna, c'è bisogno di cambiare mentalità e accettare il nuovo senza troppa diffidenza. E senza far passare come sempre almeno dieci anni».
Michela Seu