CARO AMICO TI SCRIVO .
di ALBATROS
Caro sindaco Zedda, dopo i salamelecchi d’ordi nanza, ricordo un cronista televisivo che la seguiva come un piranha persino alla toilette, sembra che lei sia passato alla fase due, quella del tiro al piccione. Non è che riesca a spiegarmelo, ma ci provo. Ho pensato: ci saranno gli orfani della tribuna d’onore per Sant’Efisio, memori dei drappi purpurei, del tappeto di fiori e dei coccois lanciati dalle ragazze in processione. Seguire la sfilata da semplici mortali non mi pare possa provocare tanto astio nei suoi confronti e del resto lei ha spiegato che per i vip cittadini, dai politici ai portaborse, dai cronisti ai palafrenieri, nei saloni di palazzo Bacaredda c’è posto per tutti. E si vede meglio. E allora? Restano due ipotesi. L’archeologia edificatoria (Tuvixeddu) e quella sportiva (il vetusto Sant’Elia) due questioni che appassionano sia i politici che i lettori dei giornali, chiamati in qualche caso anche a un sondaggio. Giusto per tastare il polso ai moltissimi cagliaritani che chiedono da anni giustizia sportiva oltre che preistorica. Caro sindaco, dovrebbe sapere che lei è in forte calo di popolarità, checché ne dica quel foglio confindustriale come il “Sole-24 ore” che l’ha messa ai primi posti nell’indice di gradimento. Nessuno è profeta in patria, direbbe lo stilista Antonio Marras crocifisso dal fisco, ma lei come bravo amministratore ha un compito ben definito. Assecondare i consigli di quanti (nella politica e i suoi derivati) si battono per una città perla del Mediterraneo, centro di attrazione per il turismo archeo-residenziale, polo di riferimento per il calcio-spettacolo con vista supermarket e superjet. Mi viene in mente la testa dura di un altro sindaco di sinistra, il socialista Salvatore Ferrara, che seguiva il suo istinto di amministratore di buon senso (l’asse mediano e la direttissima per il Poetto sono opera sua). E aveva un grave difetto, non badava ai consigli degli amici degli amici. Popolarissimo proprio per questo, ma poi sfiduciato da molti compagni con le mani, diciamo così, in pasta. Eppure, caro sindaco Zedda, per lei una via d’uscita ci sarebbe. Anziché impantanarsi in cause giudiziarie con il nostro amato Cagliari (è moroso per milioni, mica è un delitto) faccia la grazia al povero presidente e gli regali subito il Sant’Elia. In fondo se lo merita per la sua temperanza. Vedrà che spettacolo: spalti rossi e blu, fast-food, poltroncine termo-assistite, tribuna stampa con suggeritore multimediale e un supermarket interrato da favola. E finalmente quegli inutili parcheggi all’aperto potrebbero far posto ai monolocali superlusso, con la fame che c’è di edilizia pregiata vista mare. Mi creda, altro che stadio regalato alla città come annuncia lei, con quel tono da pivellino in cerca di facili consensi. E metta una parola buona, la prego, per la scelta alternativa del nuovo stadio con pista atletica di rullaggio, una novità assoluta che ci invidieranno persino a Miami, dove già se ne vedono di tutti i colori. Dicono che lei stia facendo il sor Tentenna sul colle di Tuvixeddu, rischiando di erodere le casse comunali con vertenze giudiziarie già perdenti. Uno scrittore ecologista e anche alcuni suoi compagni di partito, si sono preoccupati quando l’hanno vista sbandare verso un compromesso tra mattoni forati e tombe sacre. Trovi una soluzione, possibilmente alla luce del sole, evitando i contatti al telefono come quelli di altri politici poi finiti sui giornali. La prova di quanto amino gli scavi dei nostri antenati. Al punto da augurarsi che vengano sepolte dal cemento anche le loro ultime reliquie. Esempio encomiabile di pietà cristiana.