Protesta promossa dai dipietristi. Malumore fra i tifosi: «La squadra torni al Sant'Elia»
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Gli abbonati del Cagliari si mobilitano ancora una volta per far tornare la squadra rossoblù in città. E sono pronti a chiedere il risarcimento per i danni provocati dal trasloco forzato a Trieste. Dai banchi del Consiglio comunale parte la protesta dell'Idv destinata a sfociare in una class action.
MILLE CHILOMETRI «Il Cagliari non può continuare a giocare a mille chilometri dal Sant'Elia», sostiene il dipietrista Ferdinando Secchi che ieri ha confermato l'intenzione di andare per vie legali contro il Cagliari calcio. E con lui, forse, una parte dei quattromila abbonati rossoblù. Secchi non parla per il ruolo politico che ricopre, parla da tifoso e abbonato. È lui ad aver lanciato la class action per il rimborso degli abbonamenti: «È nata come una provocazione», spiega. Ma da semplice provocazione ha raccolto il malcontento di tanti tifosi, delusi e amareggiati. A cogliere la palla al balzo sei associazioni di consumatori: l'Associazione consumatori Sardegna, il movimento Difesa del Cittadino, l'Adoc Sardegna, l'Associazione nazionale consumatori e il Craci (Coordinamento regionale associazioni consumatori indipendenti). E sono tanti i tifosi delusi. In centinaia hanno chiesto informazioni sull'azione legale. Il Cagliari sabato giocherà contro il Parma, questo è ormai certo. Poi già dal recupero contro il Catania la squadra rossoblù dovrebbe tornare a Trieste. Ma il campionato è agli sgoccioli, sono le partite decisive per la salvezza. Cosa propone Secchi a Cellino? «L'area di via San Paolo che il Comune ha sempre a disposizione; la possibilità che si possa lavorare anche sul Sant'Elia - ma non a determinate condizioni - e l'avvio di un tavolo tecnico sui crediti che il Comune vanta sulla società», proposta, quest'ultima, che il sindaco Massimo Zedda ha già fatto al presidente rossoblù. Bocciata la soluzione di Quartu: «Impraticabile dal punto di vista della logistica», dice Secchi, «ha una viabilità pessima, e potrebbe accogliere al massimo 14mila spettatori».
RADICI LONTANE Le catastrofiche condizioni dello stadio hanno radici profonde: «È una situazione che va avanti quantomeno dal 1996», polemizza il capogruppo Idv Giovanni Dore. «Ovviamente lo stadio dell'Arsenal non si può avere; l'area di via San Paolo non è enorme, ma dovrebbe essere funzionale, e non trascuro nemmeno l'area di Su Stangioni».
Gianni Rombi, ex presidente del centro di coordinamento del Cagliari club, ha aderito alla class action, ma «nessun interesse per i soldi». Si definisce «un fedelissimo che è stato privato di un piacere, uno che da oltre quarant'anni condivide questa gioia o dolore», dipende dal punto di vista. Perché «spesso ci facciamo del male, per una presa di posizione, per un muro contro muro che non serve a niente». Una passione, quella per la squadra rossoblù, ferita da un «presidente che ha deciso di trasferire la squadra senza tener conto degli affetti», di Rombi e tanti altri. E «se la soluzione sarà Elmas o Quartu», a Rombi va bene, «purchè resti vicino al capoluogo».
Sara Marci