Il progetto di Ersu e Comune
Michele Ruffi
Quando venne presentato per la prima volta, nel 2003, il progetto del campus universitario di viale La Plaia sembrava cosa fatta. C'erano i soldi, c'era l'accordo tra Comune e Ersu, e c'era una vecchia semoleria da riqualificare e trasformare in alloggi, biblioteche, palestre e campi sportivi per studenti. Poi, seguendo la migliore tradizione isolana, la politica ha pensato bene di impantanare l'opera che avrebbe potuto rappresentare una svolta per la città e per l'ateneo: Renato Soru, a cui non piaceva il progetto, affidò tutto all'archistar brasiliana Paulo Mendes da Rocha, che però nel rimescolare i disegni esagerò con la cubatura (circa il 50 per cento in più). Alla fine del 2011, dopo nove anni di trattative, revisioni degli accordi e limature, ecco il piano definitivo dell'Ersu, accolto poi dal Comune. Si punta tutto sul progetto presentato nel 2003, opportunamente corretto. Giusto in tempo per non perdere i finanziamenti che, nel frattempo, stanno per essere cancellati. E forse è per questo che nessuno si accorge (oppure non è stato ritenuto abbastanza rilevante) che una delle strade di accesso ideate dai progettisti passi su un'altra proprietà, nel cortile della sede del Cagliari Calcio. Allora che succede? La società rossoblù propone un ricorso al Tar. «Ma non voglio fare nessuna guerra al campus», dice il presidente Massimo Cellino, «la città ha bisogno di una casa per gli studenti, qualche anno fa fui io stesso a proporre di realizzarlo». Adesso bisognerà aspettare il giudizio dei magistrati amministrativi, oppure cambiare il progetto. In entrambi i casi, servirà altro tempo. Intanto gli studenti, quelli che nel 2003 già pensavano a trasferirsi nel nuovo campus, hanno smesso di sperare.