L’assemblea comunale deve approvare il regolamento del nuovo organismo Ventuno rappresentanti saranno eletti da tutte le comunità cittadine
Luoghi di aggregazione cercansi
Quando si parla di immigrati, il primo problema da affrontare riguarda i luoghi di ritrovo, di aggregazione, e conseguentemente di culto. La domenica è facile notare gli assembramenti di badanti dell’Est dalle parti di piazza Deffenu; non una occupazione manu-militari della piazza ma la scelta per sentirsi parte di una comunità. Fornire adeguati spazi è una forma di civiltà, prima ancora che di opportuna integrazione. Lo stesso vale per la moschea. Luogo aperto dove montare i gazebo, o locale comunale che sarà ristrutturato dai musulmani? Spetta alla giunta decidere.
CAGLIARI Via libera alla Consulta degli immigrati: domani il regolamento del nuovo organismo di rappresentanza della comunità straniera e apolide approda in Consiglio comunale. E sarà il primo passo di un percorso che entro la fine dell'anno potrebbe portare alle elezioni di presidente, ufficio di presidenza (cinque membri) e Consulta (quindici componenti). Gli immigrati in città sono circa seimila. Un quinto di loro arriva dalla Filippine. Ma sono consistenti sotto il profilo dei numeri anche le comunità cinesi, senegalesi e ucraine. Il regolamento prevede che ciascun gruppo possa essere rappresentato nella Consulta. Cosa un po' difficile per gli apolidi: l'annuario statistico del Comune parla di una sola persona. «Siamo contentissimi – spiega Sebastiano Dessì, consigliere comunale di Sel, uno dei promotori dell'iniziativa – di essere arrivati a questo punto: il nostro obiettivo è quello di consentire alle comunità non italiane di partecipare attivamente alla vita della città. Si tratta di un organo consultivo e sarà un'importante occasione di confronto sulle decisioni che riguardano tutti. Vediamo l'immigrazione come una risorsa per Cagliari». Un organismo che si occuperà di temi legati alle esigenze della comunità, ad esempio luoghi di culto e di aggregazione, ma non soltanto. Una maniera per assicurare una integrazione sempre maggiore nel tessuto sociale ed economico della città. Sino a qualche decennio fa la comunità di stranieri più numerosa era quella dei senegalesi. Ma negli ultimi anni la comunità filippina è salita alla prima posizione con 1217 residenti. Al secondo posto l'Ucraina, con 757 immigrati. Poi Cina, Romania, Senegal, Bangladesh e Pakistan. In tutto sono più di cento le nazionalità presenti in città. Un caleidoscopio di culture. La scelta della consulta non è una decisione estemporanea di Sel, partito che ha espresso il sindaco Zedda, ma fa parte del programma elettorale della coalizione e della giunta. Obiettivo finale è la partecipazione degli immigrati alle scelte amministrative. Altrove le scelte sono state anche più drastiche. In Toscana, ad esempio, gli immigrati hanno eletto un “consigliere comunale aggiunto”, che partecipa regolarmente alle riunioni dell’assemblea civica, esprimendo il suo parere. Qui sarà scelta una soluzione meno diretta, con una assemblea che sceglie i suoi rappresentanti direttamente. «Possiamo permetterci, per i piccoli numeri – conclude Dessì – e per le caratteristiche delle comunità di affrontare questo tema con realismo, senza tensioni e pregiudizi». (s.a.)