Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

E la città scopre il parco di Molentargius

Fonte: L'Unione Sarda
6 ottobre 2008

L'assalto ha colto di sorpresa l'Ente, ancora alle prese con problemi logistici e servizi da avviare

Folla sui percorsi naturalistici e sportivi. Il direttore: «Dateci tempo»

Alle 11 erano erano già state noleggiate tutte le 50 biciclette disponibili: «Non ci aspettavamo tanta affluenza».
È un parco senz'alberi e senza panchine. Ma anche senza rumori: arrivi a Molentargius e di colpo il frastuono della città, quel chiasso di motori e gomme e autoradio e suonerie che assorda le nostre vite, scompare. Niente alberi e niente panchine, per la folla di famigliole, corridori, ciclisti, podisti, curiosi, appassionati che ieri ha preso d'assalto il parco neonato, ma spazi vasti, in cui l'occhio, seguendo un volo d'uccelli o il percorso dell'acqua verde nei canali chiusi da muri di pietra bianca, ammirando l'acqua violetta delle vecchie vasche o le strutture rugginose e scalcinate delle saline, riposa. Tutt'intorno, oltre lo stagno, così vicini così lontani, i palazzi: il Quartiere del sole, Pirri, Quartu e, a chiudere il giro d'orizzonte, il Poetto, con le auto che sfrecciano mute sul nastro d'asfalto. Qui no: a fermarle, all'ingresso di via La Palma-via del Sale, è una pattuglia della Forestale.
«Li ho chiamati io», sospira Mariano Mariani, che del parco di Molentargius è il direttore e mentre parla annoda un nastro bianco di plastica al guard rail da un capo all'altro di un ponticello che scavalca un canale e porta fra le vasche. Li ha chiamati lui, gli uomini in divisa, perché molti, ancora, non hanno capito che a Molentargius, regno incontrastato di aironi e fenicotteri, garzette e sterne, limicoli e gabbiani, ma anche del colubro, un serpente non velenoso ma dal morso facile, non si può entrare in auto. O meglio, si può, ma solo se si abita a Medau su Cramu e non si hanno alternative: e anche in quel caso, bisogna andare piano, evitando di sollevare polveroni. A vigilare sulla circolazione sarebbero dovuta essere, in base ad accordi fra Comuni ed Ente parco, le polizie municipali di Cagliari e Quartu, ma non si son viste né l'una né l'altra. Così, dalle 10,30 di domenica mattina, gli uomini della Forestale bloccano tutte le auto, indirizzano verso il parcheggio quelle dei curiosi e lasciano passare solo quelle dei residenti. Più avanti, lungo la via del Sale, c'è una sbarra vigilata da una squadra dei volontari della Protezione civile.
Quelli del parco non si aspettavano un assalto del genere, ieri. Gianni Pistidda è il responsabile del servizio noleggio biciclette: alle 11,30 ha consegnato le ultime due, delle cinquanta che aveva a disposizione. Tre euro l'ora: sono andate via in un lampo. Molti le hanno prese al mattino per restituirle il pomeriggio. Già da domenica prossima, le biciclette saranno di più. E in futuro sarà possibile prenderle in un accesso e, volendo, restituirle in un altro. «Ma anche - sorride Pistidda - noleggiarle già in piazza Repubblica».
In effetti il parco è grande, e la bicicletta è uno dei mezzi più comodi, per visitarlo. Le alternative sono i cavalli del vicino maneggio Caddhos e i piedi: nel senso che si può passeggiare lungo i percorsi liberi delle aree verdi (attrezzate con scivoli e altalene ma anche con dei vecchi fortini risalenti alla II Guerra mondiale) oppure correre lungo i percorsi pedonali sportivi. Nessun biglietto d'ingresso.
Il parco è grande ma è nato settimino. Il direttore ha appena finito di annodare il nastro bianco e azzurro per sbarrare il ponticello: «È uno dei viottoli che passano fra le vasche», spiega Mariani. «Dobbiamo ancora metterli in sicurezza. Ci si può accedere per il bird watching ma solo su prenotazione: si formano gruppi di dieci persone e la visita è guidata dai nostri ornitologi». Per chi è interessato, la visita costa dieci euro e il numero da chiamare è lo 070/37919201.
I percorsi non sono l'unica rogna da risolvere: «Ancora non siamo riusciti a far capire ai cittadini quali sono le modalità di fruizione di questo parco», ammette Mariani. «Che sono due: una libera, nelle aree verdi, e l'altra sportiva, in mountain bike o a piedi. I percorsi sono distinti». Beh, servirebbe una segnaletica per indicarlo ai visitatori: «Vero. È una delle tante cose che restano da fare. Ne siamo consapevoli. Ai cittadini diciamo solo: dateci tempo. E intanto ricordate che questo non è un parco urbano tipo Monte Urpinu o Monte Claro. È un'altra cosa: un'area naturalistica all'interno di un'area metropolitana. Una cosa che non ha eguali in Europa e lascia a bocca aperta i visitatori stranieri». Finito? «Magari. C'è la complessa faccenda delle competenze. Noi abbiamo aperto dei percorsi, come quello delle Saline, anche se di fatto l'area è ancora della Regione. Che devo dire? Ci siamo assunti delle belle responsabilità». Già. Ma l'alternativa sarebbe stata non aprire. Così, già che c'erano, ornitologi, geometri e tecnici si sono rimboccati le maniche e hanno ripulito non solo l'area interna al parco ma quelle adiacenti. E il futuro è una lunga lista di cose enormi da realizzare: trasformare i vecchi edifici dei Monopoli in Spa e beauty farm, integrarsi in un circuito che comprenda il vecchio ospedale Marino e l'ippodromo, aprire un punto ristoro, fare merchandising. «È tosta», allarga le braccia il direttore: «Ma noi siamo pazienti. Siatelo anche voi».
Come no? In fondo il parco è già incantevole così, con la sua aria decadente, le casette diroccate, i rimorchi arrugginiti, l'odore marcescente, gli antichi pali della luce che corrono lungo il canale e su cui si legge ancora, in rosso sbiadito, la scritta attorno al simbolo del teschio: «Chi tocca qui muore».
MARCO NOCE

06/10/2008