Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

I referendum non centrano il quorum

Fonte: L'Unione Sarda
6 ottobre 2008


Affluenza al 20,4 per cento: non valido il voto su acqua e coste

Non validi i referendum: restano in piedi le leggi sul servizio idrico integrato e sulla tutela delle coste.
La corsa al quorum si ferma lontano dal traguardo: con un'affluenza finale del 20,4 per cento, i tre referendum su acqua e urbanistica, voluti dal centrodestra, non sono validi. Inutili anche le polemiche dei giorni scorsi sulla soglia effettiva per la validità del referendum: 35 per cento (come da statutaria) secondo la Regione, 33,3 per i referendari. Il totale delle schede depositate nelle urne alle 22 (300.859, dato ufficioso) è molto al di sotto anche dell'ipotesi più favorevole per i promotori del sì, ossia 490.599 votanti.
TUTTO COME PRIMA Lo spoglio, stamattina, si farà comunque: ma nonostante la scontata supremazia dei sì, le leggi prese di mira resteranno in piedi. Quelle che istituivano la tariffa unica e l'ambito unico di gestione dell'acqua (oggetto dei primi due quesiti), e la legge salvacoste del 2004, base del piano paesaggistico.
I partiti che da anni fanno opposizione al centrosinistra di Renato Soru (rinforzati stavolta da sardisti e socialisti) contavano soprattutto sul referendum urbanistico per mettere in scacco la maggioranza, in vista delle Regionali. Da qui il grande impegno di Mauro Pili, l'intervento di Silvio Berlusconi, e una mitragliata di sms inviati tra sabato e ieri.
Ma la spallata non c'è stata. Lo si è capito già a mezzogiorno, con un'affluenza ferma al 4,4 per cento. Il dato delle 19 (14,0) ha confermato la tendenza. Alla fine, la provincia più sollecita al voto è stata l'Ogliastra (29,29 per cento) seguita da Oristano (28,02). In coda alla classifica Sassari (16,64), preceduta dalla Gallura (19,67).
LE REAZIONI Il commento più fulmineo è di Chicco Porcu , consigliere regionale del Pd vicinissimo a Soru, che non aspetta neppure l'affluenza delle 22: «Stavolta il pifferaio magico Berlusconi non ha incantato gli elettori», dice a seggi ancora aperti, «i sardi hanno riconosciuto l'inutilità e l'inganno dei quesiti». Altro che avviso di sfratto a Soru, infierisce Porcu: «Il non raggiungimento del quorum è il segnale della condivisione delle riforme portate avanti dal centrosinistra».
Quasi altrettanto rapido è il coordinatore di Sinistra democratica, Pietro Maurandi : «Il clamoroso insuccesso dei referendum del centrodestra ne conferma il carattere strumentale e propagandistico. Ma ora nessuno pensi che sia tutto a posto». Il Ppr è salvo «ma ci sono problemi da affrontare e correzioni da introdurre con la legge urbanistica, per rispondere alle giuste richieste di Comuni, imprese, cittadini».
Il comunicato di Francesca Barracciu invece arriva due minuti dopo le 22: il segretario del Pd parla di «un clamoroso buco nell'acqua per i promotori del sì, nonostante la massiccia campagna e le risorse investite. Questo referendum-truffa sancisce una sonora sconfitta per il centrodestra sardo e il suo tutore Silvio Berlusconi, e una conferma della politica riformatrice di Soru e del centrosinistra. Il popolo sardo non dimentica l'esperienza disastrosa del centrodestra al governo della Regione». La vittoria nel 2009, per Barracciu, «è a portata di mano: dipende solo da noi».
Michele Piras , segretario di Rifondazione comunista, cita Shakespeare: «Tanto rumore per nulla, il referendum segna una sconfitta politica serissima per il centrodestra, che investe anche il presidente del Consiglio». I referendari, aggiunge, dovrebbero «restituire ai sardi i 9 milioni di euro spesi per il voto». È d'accordo il senatore del Pd Francesco Sanna : «Evidentemente la Sardegna stremata e desertificata che hanno descritto non esiste. Rimane il monito severo sull'uso spregiudicato e a spese del contribuente del referendum, e la perdita di credibilità per quel pezzo del Consiglio regionale che ha invitato ad abrogare una legge (la salvacoste) che in precedenza aveva contribuito ad approvare».
GIUSEPPE MELONI

06/10/2008