AMARCORD.
Un libro racconta i cambiamenti negli ultimi 50 anni
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La partenza era a Cagliari, in via Roma, l'ultima fermata a Quartu. In mezzo a questo tragitto, dieci chilometri di rotaia, c'era Pirri, attraversata dal tram che faceva sosta in piazza Italia e percorreva tutta la via centrale sino a Monserrato. La storia dei cambiamenti della frazione attraverso un mezzo di trasporto che, per più di cinquanta anni, è stato protagonista della vita economica e sociale della frazione cagliaritana.
La Tranvia del Campidano emise il primo sbuffo di vapore nel 1893, accompagnata dalle note della banda musicale e applaudita dai cittadini e notabili dell'epoca. Maria Rosaria Lai, autrice del libro "Pirri paese antico" racconta: «Pirri era un grosso centro agricolo, poi agli inizi del '900 molte persone andarono a lavorare negli stabilimenti enologici che, come riporta un documento del 1902, erano circa una ventina. Le Tranvie del Campidano, oltre al trasporto delle persone, permisero ai produttori di vino di muovere i prodotti che sino a quel momento arrivavano al porto di Cagliari coi carri».
IDENTITÀ Pirri è notevolmente cambiata, il terziario adesso è sempre più diffuso. Non è più la "piccola Shanghai", appellativo utilizzato per descrivere l'eterogeneità della popolazione di un quartiere che sorgeva dove ora ci sono i portici di via Italia. «L'identità si è persa», spiega Maria Rosaria Lai, «sono cambiate l'economia e la geografia. Lo stagno che sorgeva dove c'è ora la città mercato, portava malaria e cattivo odore e spostò lo sviluppo urbano verso ovest. Dopo la bonifica nei primi anni del novecento è cominciato un tipo di urbanizzazione a raggiera, con l'epicentro in piazza Italia».
Le Tranvie del Campidano non passano più, anche se molte strade sono rimaste come erano allora e difficilmente resistono al grande flusso quotidiano delle auto Della vecchia linea ferroviaria rimane una traccia di rotaia nascosta sotto uno strato di asfalto.
LO SCRITTORE Francesco Alziator, che aveva una casa a Pirri, all'angolo tra piazza Italia e via Toti e dalla quale nel 1829 si affacciò Carlo Alberto per assistere alla festa di Santa Maria Chiara, descrisse così la motrice a vapore: «Ci volevano ancora un po' di fiati e aneliti di quella locomotiva, chiusa in un parallelepipedo di lamiera a baldacchino che non si capiva se somigliasse di più a un letto con i cortinaggi o a un carro funebre per i poveri per raggiungere Pirri».
Matteo Sau