Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Il voto nei 65 Comuni ora rischia di saltare

Fonte: La Nuova Sardegna
12 aprile 2012

 
Cappellacci oggi dal ministro. L’Anci con Floris: «Ribelliamoci»




di Filippo Peretti

CAGLIARI

Le elezioni comunali in Sardegna sono davvero a rischio: la Regione non è in grado di subentrare allo Stato nell’organizzazione del voto e nella raccolta dei dati. La decisione del ministero dell’Interno di disimpegnarsi anche finanziariamente ha creato allarme nei 65 centri, tra cui Alghero e Oristano, in cui si voterà (o si dovbrebbe votare) il 20 e 21 maggio. Per risolvere la situazione di stallo, oggi alle 18 Ugo Cappellacci sarà ricevuto dal monistro Annamaria Cancellieri. «Il governo – ha detto ieri il presidente della giunta regionale nel chiedere l’incontro al Viminale - deve garantire le funzioni vitali della democrazia». Cappellacci due giorni fa aveva scritto al premier Mario Monti sostenendo che «lo Stato non può abdicare ai propri doveri quando è in gioco la libera espressione del voto da parte dei cittadini». Nel rivolgersi ieri alla Cancellieri, il presidente è apparso molto più preoccupato di quanto non avesse lasciato intendere martedì quando era stata resa nota la comunicazione del ministero dell’Interno sull’indisponibilità a gestire le le elezioni nell’isola. Ha parlato di «pericolo da scongiurare»con la collaborazione del governo ammettendo di fatto che la Regione non può da sola risolvere il problema. Non è tanto il fatto della spesa: si tratta di 800 mila euro. Quanto di tutto il resto: schede, manifesti, materiale informativo, software e trasmissione dati. E soprattutto il software, di cui la Regione non è in possesso. Insomma, se il ministero non dovesse oggi cambiare opinione, le elezioni comunali nell’isola (separate da quelle nel resto del Paese, che si terranno il 6 maggio) sarebbero seriamente a rischio. Alla vigilia dell’incontro al Viminale, una via d’uscita è stata indicata dall’Idv con Pierluigi Leo, oggi assessore comunale a Cagliari con Massimo Zedda, ma per lunghi anni segretario generale della presidenza della Regione. Secondo Leo l’atteggiamento del ministero è «corretto e legittimo» perché, come per la scelta della data, le elezioni comunali sono ormai di «esclusiva competenza della Regione». L’ex dirigente ha suggerito che «lo Stato metta il consolidato apparato prefettizio a disposizione della Regione, che poi provvederà al rimborso delle spese sostenute nelle consultazioni popolari». In assenza di accordo, a suo avviso sarebbe inevitabile «il rinvio della data del voto per consentire alla Regione di organizzare la complessa macchina elettorale». La questione potrebbe però rivelarsi più complicata del previsto se – come alcuni sostengono – lo scontro non è tecnico ma politico-istituzionale. In sostanza, al ministero non avrebbero gradito che la Sardegna, muovendosi in autonomia secondo le proprie prerogative speciali, abbia scelto una data diversa da quella indicata dal governo per le amministrative nel resto del Paese (6 maggio) senza minimamente consultare Roma. E’ vero che la competenza è della Regione, ma è anche vero che l’organizzazione ministeriale è essenziale e, in epoca di risparmi, Roma avrebbe preferito essere impegnata contestualmente il 6 maggio. I ministeri più centralisti per vocazione non hanno mai gradito il decentramento. Che la ragione principale dello scontro sia questa è convinto Cristiano Erriu, presidente regionale dell’Anci, l’associazione dei Comuni. «Noi sindaci - ha affermato – non siamo affatto sospresi, ormai lo Stato ci scarica tutte le spese, anche quelle delle caserme e degli uffici giudiziari». Erriu si è detto d’accordo con la presa di posizione dell’assessore regionale Mario Floris che due giorni fa ha detto: «Basta, è il momento della ribellione, questo caso è all’interno della più generale Vertenza Sardegna». Sulla stessa lunghezza d’onda Michele Piras, segretario regionale di Sel: «Ci negano le entrate, la continuità territoriale, il trasporto merci, ora il governo Monti nega anche le risorse per le prossime elezioni amministrative. Questo è l’ennesimo atto ostile».