Nuovi guai giudiziari per i fratelli Palmas, spettacoli all’arena romana senza l’ok della commissione di vigilanza
di Mauro Lissia wCAGLIARI Spunta una nuova irregolarità nell’uso dell’anfiteatro romano, affidato in concessione senza alcuna selezione pubblica alle società Sardegna Concerti-Sardinia Jazz dei fratelli Palmas: l’autorizzazione della commissione di vigilanza sugli spettacoli era scaduta da mesi ma la famiglia di organizzatori andava avanti con i concerti. Per una volta non è stata la Procura a contestare la contravvenzione, ma la Polizia urbana: il verbale è stato poi trasmesso all’ufficio del pm Daniele Caria, titolare delle inchieste sui Palmas, che l’ha acquisito al fascicolo del procedimento-bis, arrivato in questi giorni alla fase finale. Fino a questo momento gli indagati sono quattro: i fratelli Massimo e Michele Palmas, l’amministratrice Maria Gabriella Manca e l’ex dirigente della divisione cultura del Comune Gerolamo Solina. Per tutti l’accusa è di concorso in abuso d’ufficio, legata alla concessione senza gara pubblica dell’arena romana. Ai quattro - stando alle indiscrezioni - potrebbe aggiungersi a breve Bruno Soriga, dirigente della divisione cultura in pensione, coinvolto nella vicenda per il 2008, mentre il suo successore Solina ha gestito la questione anfiteatro e i rapporti coi Palmas l’anno successivo ignorando del tutto il fatto che la Procura indagasse da tempo proprio sulla concessione esclusiva del monumento. Prima che l’inchiesta sia chiusa resta ancora un brandello di indagine da compiere: l’acquisizione di alcuni documenti sulla base di un provvedimento di esibizione che il pm Caria ha firmato nei giorni scorsi. Poi dovrebbe calare il sipario sull’indagine e si andrà verso la richiesta di rinvio a giudizio, a meno che gli indagati non chiariscano la propria posizione nelle prossime settimane. Nel corso della prima inchiesta i Palmas e la Manca hanno scelto la linea del silenzio, affidandosi a memorie e atti. Stavolta la linea potrebbe cambiare: si vedrà più avanti. Per Soriga, che dopo la prima inchiesta deve rispondere davanti al gup Alessandro Castello di peculato e di tre abusi d’ufficio il pm Caria ha chiesto la condanna a due anni di reclusione con la condizionale. Gli altri imputati sono sotto processo davanti alla prima sezione del tribunale: Michele Palmas (45 anni) è accusato di abuso d’ufficio, appropriazione indebita e truffa, il fratello Massimo Palmas (58 anni) di peculato, due abusi d’ufficio, sei fatti di truffa, due falsi in atti pubblici e appropriazione indebita con l’amministratrice Maria Gabriella Manca (42) che risponde di peculato, due abusi d’ufficio, due truffe e appropriazione indebita. Secondo la ricostruzione dell’accusa il palco e le attrezzature tecniche per il jazz erano state acquistate dal Comune con fondi pubblici ma l’accoppiata Sardegna Concerti-Sardinia Jazz usava l’uno e le altre come se fossero private: a Cagliari, ma anche a Macomer e in altre città. Eppure la convenzione firmata con l’amministrazione parlava chiaro: servivano per il festival jazz e per nient’altro perchè i fondi regionali erano destinati a quello. Un po’ come l’anfiteatro: è un’arena pubblica per gli spettacoli ma erano sempre le solite due società a fare il bello e il cattivo tempo. La giunta Floris gli aveva concesso il monumento storico, con la sua orrenda gradinata in legno, senza che gli altri operatori dello spettacolo potessero interloquire. Niente, nessuna gara. Solo un accordo privato fortemente sponsorizzato dal centrodestra cagliaritano. Sentito in tribunale in udienza pubblica è stato Paolo Fraioli, il finanziere impegnato nelle indagini a illustrare le prove documentali raccolte tra il 2005 e il 2007, confermando - almeno sul piano accusatorio - la gestione ballerina dei beni pubblici affidati alle due società dei Palmas e l’incredibile leggerezza con cui l’amministrazione comunale di Emilio Floris ha condotto i rapporti con due società che nei fatti usavano un luogo e beni pubblici in regime di assoluto monopolio, in barba agli altri operatori dello spettacolo, costretti a trattare con loro.